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La nebbia agl’irti colli

da Serena Fiorentino
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Si avvicina la festa di San Martino. Se non fossimo salentini sarebbe un weekend come un altro, ma le tradizioni sono importanti e vanno rispettate, soprattutto se sono “mangerecce”! Irrinunciabile quindi la celebrazione di questo giorno, che già di primo mattino profuma di brace, di frittura e di vino. Ci aspetta una giornata (probabilmente addirittura un intero weekend) all’insegna della convivialità e dell’allegria, per celebrare le gesta di Martino di Tours che, in una notte gelida, donò metà del suo mantello a un mendicante, ma anche (e forse soprattutto …) per assaggiare la prima spillatura del vino novello.

Come sempre, quando alla storia e alla religione si mescolano anche le tradizioni contadine e folkloristiche, ne nasce una festa senza tempo alla quale noi salentini non riusciamo proprio a rinunciare. E dove dirigersi per i festeggiamenti se non a Martina Franca, di cui San Martino è il patrono? Il programma di eventi previsto in questi giorni è ricchissimo, con “L’Estate di San Martino”, la degustazione di vini e prelibatezze del territorio, i Mercati della Terra, gli spettacoli musicali e le visite guidate. Non ci resta che montare su Odisseo e andare in Valle d’Itria.

Alle 4 del pomeriggio siamo già a Martina Franca. Il grande parcheggio in piazza d’Angiò (che avevamo dato per scontato di trovare libero ed accessibile) è occupato dai banchi della fiera. Il traffico dà l’impressione di essere in una megalopoli. Posti liberi per Odisseo, neanche a parlarne. Dopo un’ora e mezza scarsa di strada, ci tocca un’ora di su e giù fra i viali, imbottigliati fra migliaia di auto, alla ricerca di un posto libero più lungo di 6 metri… mission impossible! Abbandoniamo letteralmente Odisseo in una stazione di servizio poco fuori dal centro e ci armiamo di scarpe comode.

Anche a piedi, il tragitto fino al centro storico non è dei più agevoli. Il distanziamento fisico dei tempi del COVID sembra un ricordo lontanissimo. Ci muoviamo ammassati come gocce d’acqua di un fiume che scorre lento fino alla cattedrale di San Martino, fra l’odore di caldarroste e quello del capocollo di maiale. L’atmosfera di festa ci entra dentro, un passo dopo l’altro; la bellezza delle architetture in pietra bianca ci riempie gli occhi dietro ogni angolo e in ogni vicolo; il vociare rumoroso tutt’intorno a noi ci porta ad alzare la voce, quasi ad urlare tutta la gioia di quest’altro venerdì sera che sa di vacanza e di libertà.

Il raccolto dell’estate è pronto per essere assaporato. Il vino novello invade le strade, i bar, le trattorie. Ne scegliamo una bottiglia e chiudiamo in compagnia questa fresca serata novembrina accompagnandola con castagne, pittule (deliziosi bocconcini di pasta fritta arricchita con ingredienti diversi, come pomodori secchi, capperi e acciughe, ndr), carne alla griglia, formaggi e l’immancabile capocollo di Martina.

Al mattino ci si sveglia con calma, la bottiglia di novello giace vuota sdraiata sul piano cottura. Martina Franca ci aspetta, ancora un pò assonnata e spettinata dai bagordi di ieri sera. Il palazzo ducale alle 10:00 è ancora vuoto e silenzioso. Tutte le sale si lasciano osservare con calma e in assoluta solitudine. In piazza vagano ancora, mossi dal vento freddo di tramontana e inseguiti da instancabili operatori ecologici, i sacchetti di plastica e le scatole di cartone abbandonate dai commercianti e dagli artigiani che ieri sera hanno animato la fiera. Vaghiamo senza meta declamando i versi di Carducci: “ma per le vie del borgo dal ribollir de’ tini va l’aspro odor de i vini l’anime a rallegrar.” La città è un gioiello che pian piano riprende forma e si prepara per un’altra serata di festa. Lasciamo commercianti, operai ed artigiani affaccendati nei ferventi preparativi e seguiamo la signora Maria Teresa della Pro Loco che ci accompagna nel calduccio della Basilica a raccontarci la storia della città e della sua devozione per San Martino e a guidarci in un’interessantissima immersione nel rococò e nella cultura arcadica settecentesca.

Dalla basilica ci spostiamo al museo d’arte sacra MuBa ed infine nella sede dell’associazione Anteas (Associazione nazionale tutte le età attiva per la solidarietà) dove ci viene offerto uno splendido assaggio di prodotti caseari.

L’accoglienza di questa città si sta rivelando più calorosa di qualsiasi nostra aspettativa. Neanche l’improvvisa pioggia riesce a frenare il nostro entusiasmo. Martina Franca ci sta deliziando momento per momento, in un crescendo armonico e gustosissimo. Raggiungiamo il clou in serata, salutando questa breve ma intensa vacanza seduti al tavolo della Carnezzeria: bombette, salsiccia, stinco di maiale, due patate allo spiedo e un litro di primitivo; direi che possiamo salutare la Valle d’Itria così: a stomaco pieno e felici anche sotto la pioggia.

(Ampio parcheggio gratuito senza servizi a Martina Franca in piazza D’Angiò)

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