Serena Fiorentino ci porta ancora a scoprire i paesini del Molise, dove quiete, serenità e contatti umani cordiali sono le caratteristiche peculiari degli antichi borghi.
31 agosto – Lucera (FG) – Gambatesa (CB)
Quando il Salento comincia a svuotarsi di turisti e mancano ancora due settimane all’inizio delle lezioni scolastiche, ecco che arriva il nostro turno. Si va in vacanza! Dove? Non si sa! Il piccolo Enea chiede di tornare a cenare in quel ristorantino carino sulla sannitica a Gambatesa… a 9 anni non ha ancora ben chiare le distanze che lo separano dai suoi desideri! Ma, in fondo, la libertà è anche questo. Facciamo il pieno ad Odisseo e torniamo in Molise! Quando, affamati, ci fermiamo a Lucera per un pranzo veloce all’ombra del castello, ci è chiaro il motivo per cui il piccolo di casa non ha ancora sviluppato il senso delle distanze: ha dormito per 325 chilometri! Odisseo non è il suo van, ma il suo personale mezzo di teletrasporto! Lucera si lascia passeggiare con calma, nonostante il caldo dell’ultimo giorno d’agosto, grazie all’ombra delle querce e ai lunghi viali pedonali. Una cittadina a misura d’uomo, lenta e assorta nel pieno del pomeriggio estivo.
L’unico bar aperto è un H24 e per strada a quest’ora non c’è neanche l’ombra di un essere vivente voglioso di scambiare due chiacchiere, così, poco dopo, decidiamo di rimetterci in viaggio per raggiungere finalmente la nostra meta. A Gambatesa tutti si accorgono subito del nostro arrivo, ci riconoscono per strada, ci salutano come se fossimo di casa e ci accolgono con tutto il magnifico calore di cui son capaci da queste parti. Al bar, tra una birra e una partita a carte, ci chiedono se stiamo bene, come sia trascorsa la stagione turistica e ci presentano le novità del paese, tra cui la splendida nipotina di Salvatore nata solo 7 mesi fa. A Gambatesa ci hanno visti solo due volte, quasi un anno fa, eppure son capaci di farci sentire in famiglia. Anche al ristorante la musica non cambia: ci riconoscono subito, ci abbracciano, si ricordano di noi. Saranno un’abbondantissima porzione di scottona e un litro di rosso a fare il resto. Ancor prima di andare a dormire, abbiamo già deciso di fermarci qui almeno per due giorni.
1 settembre – Gambatesa (CB)
Al risveglio siamo catapultati nel bel mezzo del mercato settimanale. I banchi invadono la via principale da un capo all’altro del paesino. L’aria profuma di pane caldo e di zucchero e i commercianti invitano ogni passante a fermarsi per approfittare delle ultime promozioni che offrono lenzuola a dieci euro e soppressate a ventiquattro al chilo. Vaghiamo disattenti, catturati soprattutto dalla vista sul lago di Occhito che brilla in lontananza sotto i raggi del sole. Chilometro dopo chilometro percorriamo e ripercorriamo sempre le stesse strette viuzze del centro storico, dalla croce in fondo al belvedere fino al municipio e poi giù fino in chiesa e, ad ogni passaggio, tutto sembra sempre nuovo e diverso ai nostri occhi. Passiamo e ripassiamo dalla piazza su cui affaccia il castello, incontriamo volti e sguardi, salutiamo, ci fermiamo di tanto in tanto a scambiare due parole. I nostri passi si fanno sempre più lenti, talmente tanto da sorprenderci a vagare senza meta che è già ora di pranzo. Dal pranzo alla cena poi, a scandire le ore usiamo un metodo che qui intuiamo ampiamente collaudato: così come fa il sole, ci spostiamo da un lato all’altro della piazza, andando a scaldare le sedie all’ombra dei diversi bar, uno dopo l’altro, una Peroni, due stuzzichini e un mazzo di carte. Con una lentezza quasi estenuante ci trasciniamo nella quiete intrisa di aria pura e tranquillità. Finalmente vacanza, vacante, pienamente vuota.
2 settembre – Gambatesa (CB) – Oratino (CB)
Il bar sulla strada principale, Ideal Bar, Salvatore già sveglio dietro al bancone, le 7 del mattino, cappuccino tiepido senza cacao e cornetto. Atmosfera da bar sport anni 70. Semplice meraviglia. La luna candida in alto a sinistra e il sole giallognolo in basso a destra. Silenzio. Nella piazza del castello le finestre già aperte come tanti occhi, le tendine bianche candide, i fiori sui balconi, i gatti appallottolati sui gradini. Lo sguardo si perde all’orizzonte e le orecchie riposano. Solo cinguettii e qualche nitrito in lontananza. La pace che sa regalare questo paradiso al risveglio è impagabile. Quando ci spostiamo per un aperitivo nei pressi del santuario della Madonna della Vittoria, troviamo tutti e due i tavoli da pic nic accanto alla fontana occupati da un nutrito gruppo di cacciatori di Riccia appena rientrati dalla battuta di caccia. Nella loro pentola a pressione c’è la trippa, sulla tovaglia di stoffa della nonna il caciocavallo, la salsiccia secca e il pane fatto in casa. Il vino è delizioso.
Fare amicizia è questione di pochi minuti: mettiamo a tavola una bottiglia di Negramaro e un pacco di tarallini pugliesi e il gioco è fatto. Alle due del pomeriggio siamo ancora seduti qui. Il sole è ormai talmente alto che ci batte in testa e gli alberi non riescono più ad offrirci l’adeguato riparo. Eppure resistiamo. Sulla tovaglia di stoffa della nonna, dopo la trippa, son passati i durelli, i fegatini, il pollo ruspante con le patate, la salsiccia, i colombacci, la frittata con le cipolle e persino la porchetta. Un caffè e un ammazzacaffè non basteranno a permetterci di riprendere agevolmente il viaggio alla volta di Oratino. Arriviamo nel paesino sulle rotte degli antichi tratturi, isolato su una rupe, nel cuore della valle del Biferno, giusto in tempo per la visita guidata organizzata dal comune in occasione dell’evento Borgo DiVino che si terrà questa sera per le vie del centro storico.
Laura ci sta già aspettando, pronta ad accompagnarci alla scoperta della chiesa con la sua cripta, dei portali e dei balconi delle dimore gentilizie, tutti finemente decorati ad opera di fabbri, scalpellini, doratori, vetrai e pittori del posto. Vaghiamo per più di due ore in un paesino di poco più di 1500 abitanti,
finché la sera ci viene incontro col suo freddo pungente a costringerci ad una breve pausa per un cambio d’abito prima di tornare in centro per scoprirlo già invaso da centinaia di persone calice alla mano a degustare ottimi vini ed assaggiare prodotti tipici.
3 settembre – Trivento (CB) – Contrada Maiella (CB)
Ieri sera, vagando tra i molisani degustatori di vini in quel di Oratino, abbiamo cercato di carpire informazioni sui paesini in festa in questi giorni per scegliere la tappa odierna: Cercemaggiore, Matrice, Trivento… Abbiamo scelto a caso e così, questa mattina, ci siamo ritrovati a guidare Odisseo tra i banchi del mercato settimanale di Trivento. La vista sul paese è meravigliosa e la gente sembra molto, molto accogliente. Una volta seduti a consumare la colazione, scopriamo che qui non ci sarà nessuna festa e che dobbiamo spostarci di circa quattro chilometri per raggiungere il santuario in contrada Maiella. Ciò che ci aspetta, di preciso, non è dato saperlo. Sappiamo solo che una processione porterà la statua della Madonna bambina da Trivento fin sul santuario, che ci sarà qualcosa da mangiare e da bere e, probabilmente, anche un po’ di musica. Una volta raggiunta, non senza difficoltà a causa del fondo sconnesso della stradina di campagna, la meta definitiva della nostra domenica molisana, ci ritroviamo catapultati in una festa d’altri tempi. Parcheggiamo Odisseo all’ombra delle querce in un campo privato di non sappiamo chi e subito qualcuno viene a chiederci per quanti giorni abbiamo intenzione di “accamparci”. Lì per lì non capiamo, alziamo le spalle, restiamo interdetti. Poi cominciamo ad esplorare le campagne e i boschi circostanti: chi prepara un barbecue di qua, chi un gazebo di là. Chiediamo ad un gruppo di ragazzi cosa stiano facendo e ci rispondono: “Prepariamo la barracca”! Ancora una volta non capiamo, alziamo le spalle, restiamo interdetti. Infine si avvicinano Marco e i suoi amici a spiegarci che stanno preparando gli accampamenti per fermarsi qui per i prossimi quattro o cinque giorni a far festa. Ora è tutto più chiaro: il paese intero si trasferisce nelle campagne circostanti la chiesetta in una “pasquetta” prolungata.
Meraviglia! Nel giro di qualche ora arrivano anche i musicisti, si allestiscono gli stand per la cena e qualcuno monta addirittura un piccolo luna park. Chiacchierando e bevendo, ospiti delle diverse “barracche”, apprendiamo che qui, ogni anno, dal 3 all’8 settembre, si rinnovano le celebrazioni in onore della natività della Madonna, accompagnate dalla sagra “L’Zpptton”. “L’Zpptton”: ancora una volta, lì per lì non capiamo, alziamo le spalle, restiamo interdetti. Avremmo bisogno quantomeno di qualche vocale in più per intuire che L’Zppton è un piatto tipico a base di interiora d’agnello. Mi sa che, per puro caso, anche oggi abbiamo scelto la meta giusta! Quando la statua arriva in processione accompagnata da centinaia di fedeli, la festa vera e propria può avere inizio. I bambini corrono di qua e di là e si nascondono sotto al palco, intere famiglie occupano tavoli e panche con chili e chili di carne arrosto e litri e litri di vino rosso, i più audaci si lanciano prima in un valzer, poi in una tarantella e in un latino americano. Noi ci armiamo di un bel mazzetto di arrosticini di pecora e di un piatto di zpptton … e ci godiamo l’atmosfera spensierata e gioiosa.