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Una riflessione da non sottovalutare

da Redazione
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Chiacchierando in fiera con tanti operatori al Salone, abbiamo potuto raccogliere gli umori dei rivenditori, che si trovano in questa incredibile (e inimmaginabile fino a qualche tempo fa) situazione che li vede tra l’incudine e il martello. Da una parte una domanda di camper fortissima, dall’altra una crisi di forniture e approvvigionamenti di veicoli e spesso anche di accessori, con prezzi schizzati alle stelle che stanno affievolendo, se non spegnendo questo volano che si era innescato a causa (indiretta) del Covid; la pandemia ha infatti fatto scoprire il camper anche a tanti che prima neanche lo prendevano in considerazione, come antidoto ai rischi di una vacanza durante i tempi bui della crisi sanitaria. Insomma, la tempesta perfetta che rischia di far naufragare e chiudere attività con storia ultra decennale: tanta domanda impossibile da soddisfare, prezzi fuori controllo, acquirenti delusi da consegne indefinite e con costi – tanto – più alti (se ne parla spessissimo sui gruppi social) e, ciliegina sulla torta, prezzi di carburanti ed energia fuori controllo che azzoppano definitivamente la voglia di fare impresa e limitano la voglia di viaggiare in camper. Qui parliamo di veicoli ricreazionali, ma anche per gli altri settori produttivi e commerciali la situazione non è che sia molto differente. Leggiamo quindi con attenzione quindi queste interessante riflessione di un rivenditore del settore camper, una lucida analisi da parte di chi si trova in “trincea” tutti i giorni.

Pochi veicoli, molti marchi hanno disertato la rassegna Emiliana. Tono basso anche all’ esterno, pochissimi usati in vendita e a prezzi mediamente troppo alti.
Per i redditi Italiani, un camper o autocaravan nuovo di fascia medio-bassa si incunea in una forbice tra i 60.000 e i 75.000 a listino. Diventa quindi impossibile parlare di entry level se non riferendoci all’usato. Le condizioni economiche di questo paese marginalizzano i consumi del settore ai più bassi livelli d’Europa.

Conosco abbastanza bene il settore commerciale-produttivo dei veicoli ricreazionali perché, interpretando vari ruoli ed esperienze, il lavoro nel mondo dei camper è parte della mia vita da sempre: mio padre ha cominciato a lavorarci dalla fine degli anni 50 e io dalla fine degli anni 70. Non voglio però fare la storia del settore in Italia, solo il punto della situazione attuale.

1) I marchi del settore nati in Italia e con sede produttiva nel nostro paese (al 90% in Toscana), sono oramai tutti di proprietà di gruppi francesi, tedeschi o americani, salvo un paio di realtà in cui esistono quote di capitale importanti ancora in mano ai fondatori italiani.

2) La crisi delle materie prime, la carenza di microcomponenti elettronici o elettrici, stanno rallentando sia la produzione di ricambi e componenti che la produzione dei veicoli completi.

3) Il mercato del Nord Europa assorbe la quasi totalità della produzione continentale. Il nostro mercato interno, con numeri poco appetibili, offre quindi la consegna dei veicoli nuovi in tempi biblici, in alcuni casi 20-24 mesi dall’ordine.

4) Le grandi competenze, esperienze, abilità tecniche e progettuali Italiane del settore non hanno possibilità di esprimersi nella produzione di serie con nuovi marchi nazionali, in quanto il mondo bancario non dà soldi a chi ha idee o potenzialità produttive e commerciali. Inoltre lo Stato non ha politiche fiscali o finanziarie propedeutiche allo sviluppo dell’artigianato verso l’industria, in settori con enormi potenzialità.

5) Tutto quanto sopra esposto si applica praticamente ad ogni settore produttivo italiano, che coinvolga artigiani o micro e piccola imprenditoria che non hanno quindi possibilità di creare un ricambio generazionale nell’industria, né la possibilità di sviluppare nel nostro paese marchi, produttività, lavoro e indotto.

6) Quindi l’aumento del Pil a cui stiamo assistendo è un bel rimbalzo, che nel medio termine si esaurirà nel solito vivacchiare nella mediocrità produttiva, priva di una potenziale possibilità di sviluppo come nel Nord Europa. In quei paesi si tendono a creare posti di lavoro e potenzialità produttive, più che strumenti di integrazione di reddito e politiche di criminalizzazione generica dell’impresa.
Anche qui, nel mondo del Veicolo Ricreazionale la politica, nazionale e toscana, ha sbagliato tutto negli ultimi 20 anni. Perché inerzia e disinteresse sono errori, i più diffusi tra i governanti di questo disgraziato paese.

Fabio Cappellini (ABC Camper Pistoia)

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