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Pasqua tra borghi e montagne del Sud

da Serena Fiorentino
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Vengo dal mare e spasmodicamente cerco paesaggi montani a limitare l’orizzonte altrimenti infinito e vacuo di piaceri e dispiaceri. Voglio perdermi nella geografia aspra e selvaggia dei boschi che ancora inverdiscono gli Appennini, l’unica ormai capace di entrarmi negli occhi e scavarmi nel cuore. Desidero solo non dovermi più voltare in un’unica direzione per evitare il confronto con le brutte storture di un’urbanizzazione selvaggia e scriteriata. Dal mio adorato mare che fu approdo per Enea, per l’apostolo Pietro e per gli invasori turchi, dalle mie scogliere che raccontano storie di Messapi e monaci Basiliani, ormai posso volgere lo sguardo solo ad est ad ammirare le lontane cime innevate d’Albania. Altrove, ovunque, solo follia e caos e degrado, luci al neon e macchia mediterranea soffocata dal cemento. E allora mi metto in cammino, lento ed intimo, alla ricerca di luogo ospitale, di un qualche vicolo cieco nascosto tra le pieghe di quella geografia minore che sa ancora custodire un Sud lontano dalla frenesia e dall’indifferenza, verde di foglie e azzurro di cielo.

A poche ore dalle agognate vacanze ho come l’impressione di partire alla ricerca del meno peggio, del meno spopolato, del meno irrimediabilmente scempiato e compromesso. Stretta tra i vicoli bianco calce del mio “borgo-presepe” vuoto, che da settembre a luglio si lascia andare (salvo poi farsi lucido, profumato e sfavillante in agosto per accogliere orde di turisti e salentini fuori sede a caccia di selfie), medito l’ennesima fuga sempre più inquieta, probabilmente inconcludente, sicuramente foriera di nuovo e rinnovato pessimismo. Vorrei addentrarmi in un Luogo, conscia che invece andrò solo a caccia di un selfie nell’ennesimo “borgo-presepe” vuoto, in un Paese che non è il mio ma che, proprio come il mio, starà facendo amaramente i conti con la decomposizione priva di bellezza dei nostri tempi.

27.03.2024 Alessandria del Carretto (CS)

Gli ultimi chilometri, quelli che separano San Paolo Albanese da Alessandria del Carretto, complice probabilmente l’errore che ci ha portati ad inerpicarci su per una difficilmente percorribile stradina male asfaltata tra i boschi, sono un inferno di vento forte e nervi tesi e buio e maledizioni urlate nella sera che scivola tra i monti del Pollino. Il traguardo tanto agognato è sempre più vicino ma appare comunque lontanissimo: non più di venti chilometri orari nell’ultima mezz’ora prima di approdare finalmente in un paradiso di piccole case di pietra, addossate le une alle altre e strette strette, come abbracciate in un riparo verde custode silenzioso delle poche vite che restano. Trecentocinquanta abitanti a più di mille metri sul livello del mare: alcuni li conosciamo già nei primi dieci minuti di passeggiata tra i vicoli acciottolati cullati dallo scroscio dell’acqua che corre veloce sotto le strade. Paolo ha decorato tutte le pareti esterne della sua casa con colorati murales che raccontano la restanza e la resistenza. La proprietaria del bar in piazza ci regala subito preziose informazioni su ciò che domani non dovremo perderci della vita del paese, dal mercato settimanale ai riti del giovedì dei sepolcri. Vincenzo, l’assessore-pizzaiolo, ci propone di tornare a trovarlo per una visita al museo etnografico e per qualche approfondimento sulla cultura e le tradizioni radicate in questo piccolo comune montano: traspare dalle sue calde parole tutto l’amore che nutre nei confronti di questa piccola meravigliosa culla tra i boschi. Questa prima brevissima immersione nella vita quieta di Alessandria del Carretto ripaga di tutto lo sforzo che abbiamo affrontato per giungerci. Le parole che invadono i pensieri nella notte stellata sono quelle importanti e profondissime di preziosi antropologi figli di questa terra di Sud: Vito Teti e Mauro Francesco Minervino su tutti, i più vicini al mio sentire un mondo che “non resta uguale a se stesso, perché solo il rischio di finire consente agli uomini e alle terre di vivere davvero, tra macerie e fioriture”.

28.03.2024 Alessandria del Carretto (CS)

La pace quieta che sa donare questo angolo di Pollino non è facilmente descrivibile. Neanche i colori sono facilmente incasellabili nello spettro cromatico in nostra dotazione: i verdi e gli azzurri sono innumerevoli e creano un’armonia che dona pura leggerezza. I rapaci a solcare il cielo e i cavalli a percorrere i prati che chiazzano qui e là il fitto della boscaglia. In paese c’è fermento. Alle otto del mattino al bar i cornetti caldi son già esauriti. Oggi è giorno di mercato e i vecchi abitanti stanchi e lenti di queste montagne sono venuti in paese per assicurarsi le scorte necessarie a far fronte ad un’altra settimana di “isolamento”. Vaghiamo tra i banchi, acquistiamo anche noi qualcosina, parliamo del più e del meno con chiunque ci capiti a tiro: conosciamo il sindaco e qualche giovane resiliente, visitiamo il museo dove sono esposte le maschere del locale carnevale antropologico, entriamo in chiesa per consultare il calendario dei riti pasquali e poi ci perdiamo nel respiro caldo della Natura che ci circonda. Semplicemente seguiamo il sentiero, respiriamo a pieni polmoni e ci lasciamo coccolare il cuore da cotanta semplicissima bellezza.

A sera l’assessore Vincenzo, il pizzaiolo, ci propone un piatto di pasta, ché la pizza si fa solo il sabato perché in un paesino così poco popolato non vale la pena accendere il forno nei giorni infrasettimanali. Nel bar pizzeria ritroviamo Paolo con alcuni amici che chiacchierano scherzosamente usando un accento emiliano che appare simpaticamente fuori luogo: sono appena rientrati dal Nord per le vacanze pasquali. Chi resta non vede l’ora di partire e chi è migrato non vede l’ora di rientrare al paese!

Ragioniamo di abbandoni, spopolamento e dispersioni davanti a qualche buon bicchiere di vino e tornano prepotenti le parole dell’antropologo Vito Teti che scrive: “Noi siamo i nostri luoghi e i luoghi sono noi… Riguardare i luoghi significa averne cura… Cura indica un’attenzione che nasce da un’emozione che può definirsi amore.” Ed è con cura e con amore che salutiamo questo piccolo accogliente centro abitato nel parco nazionale del Pollino per dirigerci, domani mattina all’alba, verso non si sa ancora dove (l’importante è non dover ripercorrere la difficilmente percorribile stradina male asfaltata tra i boschi che abbiamo percorso ieri per arrivare fino a qui).

29.03.2024 San Paolo Albanese (PZ) – Papasidero (CS)
Come non detto! La strada è quella e non ci sono alternative. Secondo gli abitanti del posto è tra le migliori della zona e l’importante è non guardare giù, ma volgere lo sguardo solo verso le meravigliose cime innevate degli Appennini. A San Paolo Albanese, il primo raggruppamento di case che troviamo lungo il percorso, decidiamo di fermarci per la colazione.

San Paolo Albanese

Il bar, in questo paese dalle forti radici albanesi di poco più di 200 abitanti, è sia bar che tabacchi, sia farmacia che ristorante e, alle otto e trenta del mattino, è ancora chiuso. Ci sediamo ai tavolini in attesa di qualcuno di buon cuore che venga a prepararci un caffè. La signora Rosanna arriva di lì a poco armata di sorriso e mazzo di chiavi per aprire la porta a vetri che ci separa dal bancone: e caffè sia! Tra una parola e l’altra scopriamo di essere capitati nel più piccolo comune della Basilicata, talmente piccolo che lo visiteremo in non più di mezz’ora prima di rimetterci in strada in direzione di Papasidero dove è prevista per domani una visita guidata del centro storico e del santuario sul fiume della Madonna di Costantinopoli a cura di Slow Food Valle del Mercure-Pollino. Abbiamo ancora 24 ore da “riempire” prima che sia domani. Lungo la Statale Sinnica ci consultiamo sul da farsi e decidiamo di “svuotare” questo tempo che andrebbe riempito: un agriturismo immerso nella natura è quello che ci vuole. Addio riti del venerdì Santo, addio paesi, addio processioni e bande e statue. A pochi chilometri da Papasidero, nei pressi della grotta del Romito, c’è l’agriturismo La Fontanella.

Nei pressi della Grotta del Romito

Qui solo il verde, i prati in fiore, le mulattiere deserte, le pecore e le capre a tenerci compagnia. Si legge, si scrive, si passeggia nei campi, si medita… Ci si concede tempo, vuoto e preziosissimo. Tutto ciò che ci sta insegnando questo viaggio, la nostalgia, l’utopia, la mobilità complessa, l’abbandono, i mutamenti, il desiderio… Tutto quanto lo ritroviamo condensato qui, nell’acqua che scorre dalla fontanella, nelle margherite che punteggiano di bianco il prato, nella lucertola che fa capolino dal tronco del pino loricato e nel silenzio rotto solo da belati, ronzii e cinguettii.

agriturismo la Fontanella

30.03.2024 Papasidero (CS) – Morano Calabro (CS)
Lasciamo l’area camper dell’agriturismo La Fontanella consci che difficilmente troveremo ancora lungo il nostro percorso un’altra sosta così perfettamente integrata nel cuore verde della natura. Andiamo a far colazione nel vicino paese di Papasidero, al “bar alimentari e diversi” in Piazza Umberto I. Il tempo sembra essersi fermato su questo acciottolato scuro dove i pochi abitanti del posto guardano ancora increduli ai forse troppi turisti di passaggio, attratti dalle innumerevoli esperienze di rafting e trekking organizzate lungo il fiume Lao.

fiume Lao

Nel negozio di souvenir le cartoline in vendita sono ancora quelle stampate negli anni settanta e, a ben guardare, si riescono a trovare ancora i modellini in metallo dei Cavalieri dello Zodiaco e i timbrini di Poochie. Restiamo qui per più di due ore, fermi in osservazione a carpire i dettagli di tutte le vite semplici che solcano la piazza ed è bellissimo, estremamente rilassante e pacificante. La visita guidata per cui siamo venuti fin qui parte alle dieci e trenta e Rebecca ci accompagna tra i vicoli fino al santuario raccontando il suo paese con una gioia che è propria solo di chi è colmo d’amore per la sua terra.

santuario sul fiume della Madonna di Costantinopoli

Lo scorrere impetuoso dell’acqua attenua le nostre voci, aiuta a sbiadire l’antropico per lasciar campo aperto al naturale. Il fiume Lao è troppo invitante e, a fine visita, non riusciamo ad esimerci dal concederci una lunga pausa pic-nic e pennichella lungo le sue sponde. Per la passeggiata pomeridiana e la cena ci spostiamo a Morano Calabro:

è sempre bello e appagante tornare nei luoghi che ci hanno arricchiti di preziosi ricordi. Quello che molti considerano solo un comodo “autogrill” dove trascorrere la notte in camper a due passi dall’autostrada, per noi si conferma ancora una volta paese squisitamente allegro e accogliente. È vero: il parcheggio è comodo e tranquillo per trascorrere la notte, ma Morano è molto di più: Morano è anche una signora affacciata sull’uscio della sede della Pro Loco che invita i bambini ad assaggiare il cioccolato delle uova di Pasqua offerte dai moranesi; è il terzetto di pensionati in pizzeria che ci offre da bere e ci invita al loro tavolo; sono i ragazzi al My coffee bar con cui, tra una parola e l’altra, facciamo subito amicizia e condividiamo un sabato sera giovane e spensierato.

Morano Calabro

Morano è un presepe vivo, un gioiello incastonato in terra calabra, paese che resiste e sceglie ancora di gioire, nonostante l’emigrazione, nonostante lo spopolamento, nonostante la perifericità di in un Sud che appare sempre più ingiustamente dimenticato persino da Dio.

31.03.2024 Morano Calabro (CS) – San Cosmo Albanese (CS)
Scegliamo di regalarci una domenica di Pasqua qui, tra le statue del Bernini che adornano la chiesa di San Pietro e Paolo, il polittico di Bartolomeo Vivarini nella chiesa di San Bernardino e il castello Normanno che domina l’intero abitato.

Morano Calabro

Ai piedi del castello, Nicola ci accompagna e ci guida tra le stanze del Centro studi naturalistici del Pollino “Il Nibbio”. Tra teche zeppe di farfalle e diorama che ospitano fedeli riproduzioni di lupi, daini e rapaci, approfondiamo un po’ le nostre conoscenze sulla storia di questa terra calabra, stretta nella morsa di un progresso spesso discontinuo e disordinato.

Centro studi naturalistici del Pollino “Il Nibbio”

Parlare con Nicola del suo progetto di valorizzazione del territorio ci mette di buonumore, ci dona speranza e regala un senso pieno a questa Pasqua di rinascita. Quando mettiamo in moto Odisseo lo facciamo, come al solito, verso non si sa ancora bene dove e lo facciamo con la promessa di tornare qui, in questo paese che è tutto, tranne che un semplice “autogrill” per camperisti molto comodo all’autostrada. L’approdo serale è tutt’altro che scontato: San Cosmo Albanese, sempre in provincia di Cosenza, nel versante settentrionale della Sila greca, incastonato nel suggestivo scenario di ulivi che punteggiano le colline.

San Cosmo Albanese

Qui, in questa piccola comunità albanese di Calabria, si mantengono ancora vivi lingua, cultura, costumi e riti bizantini, e noi non vediamo l’ora di immergerci in questo nuovo mondo. In attesa di domani e della nostra particolarissima Pasquetta a Strighari (il nome albanese di questo comune), ci concediamo un breve giretto nel paese ancora addobbato con rami di ulivo e asparago per la processione del sabato Santo. Nella piazza antistante la chiesa arde ancora il Fuoco Sacro acceso prima della veglia Pasquale.

01.04.2024 San Cosmo Albanese (CS)
Ci siamo addormentati con accanto un altro camper appena arrivato e ci siamo svegliati che eravamo soli, esattamente come ieri a Morano Calabro. Fa male pensare a questi paesi del Sud che tentano di offrire un’ospitalità genuina che purtroppo il più delle volte viene sfruttata come mero servizio di “autogrill”. Le aree camper comunali gratuite sembrano sempre più dormitori per nomadi che nulla portano e nulla portano via dal paese. Eppure San Cosmo è uno scrigno di nodoso legno d’ulivo che custodisce al suo interno tesori che vale sicuramente la pena apprezzare. I mosaici e i dipinti che rimandano alle vicende bibliche, l’iconostasi in metallo e la colomba sospesa sull’altare del santuario dei Santi Cosma e Damiano sono di una bellezza struggente di una magnificenza che commuove.

San Cosmo Albanese

Dopo anni, rientro in una chiesa per il solo gusto di partecipare ad una messa, non sia altro che per conoscere da vicino questo rito a me poco noto. Sulle panche conto dodici persone me compresa. Il Papas celebra il rito bizantino in lingua albanese. Dopo quaranta minuti di canti liturgici a me incomprensibili, intuisco che la funzione è finita. Una fedele mi avvicina e mi regala alcune uova sode rosse benedette e la suora che era seduta accanto a me mi sorride allegra: è solo grazie ai suoi gesti e alle sue indicazioni se son riuscita ad evitare la gaffe di sedermi quando tutti erano in piedi o di alzarmi mentre tutti rimanevano seduti. Esco dalla chiesa e sono felice.

E ancora più felicemente stendo la tovaglia su un tavolo da pic-nic all’ombra di un vecchio ulivo mentre Edoardo prepara la brace per l’arrosto, i bambini giocano a calcio nel vicino campetto e una famiglia che arriva dal paese qui accanto mi delizia con assaggi di tanti squisiti dolci tipici pasquali. Finalmente assaporo i cici (o “cuculi”, o “cuzzupe”, o “cuddhuraci”…), la riganella (una torta ripiena di uva passa e noci) e le “Nepitelle”, delle mezzelune di pasta sfoglia ripiene di noci, mandorle, uva sultanina, fichi secchi e cioccolato. A fine pasto è già passata l’ora di cena: la Pasquetta, quest’anno, è stata quella tipica del Sud più bello, quello squisitamente spontaneo e conviviale.

INFO UTILI:

area sosta ad Alessandria del Carretto (CS)

Area sosta camper comunale gratuita ad Alessandria del Carretto (CS) in via Difisella. Servizi di carico/scarico, energia elettrica, tavoli da pic nic e barbecue. TOP!

Agriturismo La Fontanella in via grotta del Romito 9 a Papasidero (CS). Docce calde interne ed esterne, energia elettrica, carico e scarico, tavoli da pic nic, barbecue, ristorante, prodotti a chilometro zero, escursioni. 15€/notte.

Parcheggio a Papasidero (CS) in Corso Oliva ( 39.869809, 15.903644 )

Area sosta camper comunale a Morano Calabro (CS) con servizi di C/S in Via Nicola de Cardona

Area sosta camper comunale gratuita a San Cosmo Albanese (CS) in Strada Provinciale 183 (GPS 39.586283, 16.417684 ). Servizi di carico/scarico, energia elettrica, tavoli da pic nic e barbecue. TOP

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