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Aspettando l’estate sulle coste del Salento

da Serena Fiorentino
101 letture

19.05.2023 Torre Santa Sabina (BR)

Solo il profumo del mare e delle fioriture spontanee sulle dune fossili di questa piccola perla dell’Adriatico sospesa tra l’azzurro del cielo e quello del mare. La curiosa torre a stella sta a guardare dall’alto dei suoi undici metri e ci indica, con i suoi quattro spigoli, i quattro punti cardinali. Proprio sotto la torre, le coloratissime barchette dei pescatori sembrano quasi immobili spettatrici del via vai che si comincia a percepire in questa stagione turistica che sembra tardare a voler venire. Il fiume incornicia la mezzaluna di sabbia finissima e le regala una rigogliosa vegetazione a nascondere alla vista le ampie grotte neolitiche. Il tempo qui sembra essersi fermato, scandito fin troppo lentamente, con la calma capace di farti assaporare ogni attimo in tutta la sua pienezza, lentamente, senza fretta. Ferma a fissare il mare, seduta su quella che un tempo era la via Traiana, sembra quasi di poter ancora percepire la vita semplice che popolava questo tratto di costa quand’era ancora solcato dalle legnose navi micenee che attraccavano a decine in quello che sarebbe divenuto lo scalo portuale della messapica Karbina.

20.05.2023 Carovigno (BR) – Torre Santa Sabina (BR)

Carovigno

Tra i tanti i piccoli comuni pugliesi che meriterebbero d’essere conosciuti, con antiche case attaccate le une alle altre come scrigni di pietra che nascondono spesso tesori ignorati, oggi scegliamo Carovigno. Troppo a portata “di ruote” per non farci un salto, troppo ben segnalato il suo castello per non invogliare ad una visita. Carovigno è l’ennesima culla di cultura e tradizioni, lontana dalle autostrade del progresso, che ci si para dinanzi in questo nostro girovagare spesso senza meta. Puntuale, alle 10 del mattino, Francesco è pronto ad accompagnarci in una visita guidata alla scoperta della storia dell’antico castello Dentice di Frasso e dei suoi segreti.

Osserviamo le tre torri, ognuna diversa, ognuna particolare: quella quadrata, quella circolare e quella a mandorla. Nonostante le nuvole da qui si vede il mare all’orizzonte, dietro al verde intenso dei giardini, dei parchi e degli uliveti secolari. Vago nel castello come fossi la contessa Elisabetta Shlippenbach; ogni angolo, ogni scorcio, ogni sala e ogni affaccio sono poesia e amore. Salgo i gradini della scalinata che fu tante volte percorsa dalla regina Maria d’Enghien, dall’ammiraglio Alfredo Dentice di Frasso, ma anche da Guglielmo Marconi e dal re Umberto II di Savoia.

Mi immergo nelle segrete di quella che un tempo era una fortezza inviolabile e che oggi appare come una splendida dimora gentilizia. Poggio piano i piedi su pavimenti che sono dei veri e propri gioielli di cementite dai colori brillanti a somigliare a veri e propri tappeti preziosissimi. Vagare tra queste sale è come passeggiare con la “cartella verde” tra le mani e rileggere in ogni cosa che si osservi le parole della contessa, una donna che combatte e si oppone alla mentalità conservatrice della sua epoca nella quale non era contemplato cercare l’amore vero, ma bensì solo arrendersi e rassegnarsi al matrimonio combinato dalla famiglia al solo scopo di garantire agiatezza e relazioni di alto rango. “Tutto in me ricalcitrava contro questa ennesima prova. Elisabetta affronta invece il divorzio e rischia il “baratro” scegliendo l’amore per l’ammiraglio col quale decide di vivere a Carovigno, come lei stessa scrive nella cartella rivestita di seta verde ritrovata tra i registri contabili, le lettere e i testamenti di famiglia. “Tutto in me ricalcitrava contro questa ennesima prova. Non avevo più coraggio – e non lo volevo più avere – avevo aspettato, penato, sperato e tremato abbastanza – volevo essere felice, dominare, decidere, volevo spezzare tutte le catene che mi tenevano prigioniera…” (Elisabetta Shlippenbach).

A pochi chilometri di distanza dal centro di Carovigno, lasciata la quotidianità colorata e vivace del paese, ci accolgono solo il frusciare delle foglie d’ulivo e il cinguettio dei passerotti. Sul piazzale del Santuario siamo soli. I bambini ne approfittano subito per concedersi due calci al pallone in questo immenso spazio deserto e tranquillo. Io, invece, cerco di scoprire qualcosa in più sul luogo in cui siamo approdati. Leggo di una leggenda antica, ambientata ai tempi di Goffredo III di Montescaglioso quando era conte di Brindisi, secondo la quale una notte un paralitico di Conversano sognò la Madonna che lo invitava a trovarla a Carovigno nel Santuario di Belvedere. Arrivato qui dove siamo noi ora, in contrada Belvedere, durante le ricerche udì il lamento di un pastore, disperato per aver perso il miglior vitello che possedeva. Così insieme, iniziarono a ricercare sia l’animale che il dipinto della Vergine. Il vitellino fu trovato genuflesso nelle profondità di una grotta, dinanzi all’immagine di una Madonna. Il paralitico, di fronte all’immagine che aveva sognato, iniziò a pregare e improvvisamente tutti i mali che aveva scomparvero. Il pastore per la gioia del ritrovamento e del miracolo, prese un bastone al quale attaccò un fazzoletto multicolore che, iniziò a sventolare e tirare in aria, facendosi notare da tutti e facendo arrivare la voce della scoperta e del miracolo fino al paese.

Decidiamo subito di entrare nel santuario; vogliamo addentrarci nelle viscere della terra lungo i circa 50 gradini che scendono prepotenti tra le rocce. L’atmosfera è mistica e impone un silenzio carico di sensazioni profonde. È come se tutto fosse d’un tratto rallentato, quasi impalpabile, divino. La chiamano “la scala Santa”: un’esperienza profonda anche per chi non crede.

21.05.2023 Torre Santa Sabina (BR)

Torre Santa Sabina (BR)

Il meteo mette pioggia, ma la pioggia non c’è. In compenso il lungomare è vuoto, godibile, immobile e silenzioso. Il mare calmo, i locali vuoti. Solo qualche pescatore qua e là a caccia di polpi e moscardini, in un Salento qui ancora autentico, piatto e bianco di calce e verde d’ulivi e blu intenso di mare. Una Dreher e un panzerotto fritto, caldo caldissimo, in questo fresco maggio che stenta ad annunciare la stagione balneare ormai alle porte. Tutto sembra pronto, dai cocktail bar agli appartamenti per vacanze. Tutto è tirato a lucido, i giardini in fiore e le bottiglie piene in fila sugli scaffali. Le lavagnette recitano: “granite, pasticciotti, espressini, caffè in ghiaccio con latte di mandorla” e nessuno qui a leggere, tranne noi e qualche pescatore sbadato che passa e va verso il blu intenso del mare ancora colmo di polpi e moscardini

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