Home Mete Italia Ponte del 25 aprile tra Basilicata e Campania: prima parte, sulle tracce di Rocco Scotellaro, a Tricarico

Ponte del 25 aprile tra Basilicata e Campania: prima parte, sulle tracce di Rocco Scotellaro, a Tricarico

da Serena Fiorentino
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Un breve ma intenso viaggio di Odisseo tra Basilicata e Campania, diviso in due parti: la prima che trovate qui di seguito più culturale, sulle tracce del famoso poeta lucano Rocco Scotellaro, scrittore, poeta e politico, che ha dedicato la sua vita al dramma dei contadini meridionali, morto giovanissimo a soli 30 anni.

La seconda parte del viaggio, online nei prossimi giorni, è invece dedicata al turismo, sullo spartiacque del confine tra Basilicata e Campania, con la visita a due interessanti località: Pertosa, con le sue grotte cui si accede in barca, e Padula, con la grandiosa Certosa Benedettina

“L’ordine che non c’è non lo troverete come appunto è nel grappolo d’uva che gli acini sono di diversa grandezza anche a voler usare la più accurata sgramolatura. Questi sono acini piccoli, apireni, se pur maturi, che andranno ugualmente nella tina del mosto il giorno della vendemmia. Così il mio piccolo paese fa parte dell’Italia. Io e il mio piccolo paese meridionale siamo l’uva puttanella, piccola e matura nel grappolo per dare il poco di succo che abbiamo.” (Rocco Scotellaro – L’uva puttanella)

19.04.2023 Soleto (LE)
Era il 19 aprile del 1923 quando nasceva il poeta, il politico, lo scrittore, il contadino Rocco Scotellaro e questo Sud difficile che oggi ci è casa, era ancora più difficile, più Sud, più periferia dimenticata. Oggi è mercoledì e i nostri pensieri sono tutti rivolti al lungo week end in avvicinamento: venerdì, sabato, domenica e poi il ponte e poi ancora un giorno “rosso” sul calendario. Il 25 aprile va celebrato. Quale miglior occasione per metterci in marcia in compagnia di un buon libro e di tanti spunti per un girovagare lento e consapevole? Questa terra di Sud, di contadini e braccianti relegata ai margini della storia se non addirittura fuori da essa, oggi come ieri nei versi di Scotellaro celebra la sua Resistenza, la sua Liberazione, la sua Libertà. Il compagno di viaggio è dunque stato scelto: “Tutte le opere” di Rocco Scotellaro, edito da Mondadori nel 2019, pesa 940 grammi e conta ben 820 pagine. Ci sarà tempo per leggere e ci sarà tempo per viaggiare verso una meta che prevediamo lungo il Vallo di Diano, zigzagando tra la provincia di Salerno e quella di Potenza, a cavallo tra Campania e Basilicata, tra i monti della Maddalena e quelli del Cilento, toccando ora una ora l’altra sponda del fiume Tanagro, in una terra dalle forti tradizioni contadine di cui è intrisa tutta l’opera letteraria che ci terrà compagnia nei prossimi giorni.

La mia bella Patria
Io sono un filo d’erba
un filo d’erba che trema.
E la mia Patria è dove l’erba trema.
Un alito può trapiantare il mio seme lontano.
(1949)

21.04.2023 Tricarico (MT)

Come prima tappa non potevamo che fermarci a Tricarico, “al bugigattolo del mio paese, dove siamo gelosi l’un dell’altro”, sulla soglia di quella che… “è una gabbia sospesa nel libero cielo la mia casa”, nel centro storico all’ombra dell’imponente torre normanna, lì dove un calzolaio e una “scrivana” diedero alla luce e allevarono il “poeta della civiltà contadina” Rocco Scotellaro. Passeggio su e giù lungo il viottolo e cerco di immaginare, al mattino presto, la “processione” dei mietitori e dei contadini che a metà del secolo scorso si recavano al lavoro e i ferri dei muli sulle selci che svegliavano Rocco e “suonavano mattutino”. Uno dei maggiori poeti e intellettuali lucani, impegnato nel vivo delle problematiche e nei processi di modernizzazione del secondo dopoguerra in Basilicata, Rocco Scotellaro è stato figura emblematica delle lotte per il riscatto del popolo meridionale. Noi oggi vogliamo conoscerne i luoghi, scavare nella storia di un paese che sentiamo anche un pò nostro, patrimonio di tutto il Meridione d’Italia, nel cuore di quella Lucania ormai spopolata e sempre più orfana di contadini che lui, quasi cent’anni fa, cantava così:
“M’accompagna lo zirlio dei grilli
e il suono del campano al collo
d’una inquieta capretta.
Il vento mi fascia di sottilissimi nastri d’argento
e là, nell’ombra delle nubi sperduto
giace in frantumi un paesetto lucano.”

Camminando lungo i terrazzamenti degli orti saraceni a ridosso delle mura dell’abitato altomedievale digradanti verso il vallone, sembra ancora di viverli quei tempi in cui i contadini ricevevano una paga di cinque lire al giorno quando un chilo di pane ne costava una e mezza. Questi variopinti fazzoletti di terra ancora oggi sono organizzati in modo tale da sfruttare ogni goccia di pioggia e di acqua sorgiva. Le canalizzazioni sono ancora quelle di matrice araba, quelle che suonano un ritmo ancestrale vivo nel presente e protratto nel futuro. Tricarico si lascia scoprire piano piano, passo a passo, uno scorcio dopo l’altro, intricato nei vicoli del rione saraceno e della rabatana, con le chiese che sembrano spuntare dal nulla dietro gli angoli più angusti e custodiscono tesori favolosi. La cappella del Crocifisso nella chiesa monastica di Santa Chiara ci lascia letteralmente senza fiato. Gli affreschi del pittore seicentesco Pietro Antonio Ferro ne ricoprono ogni muro rendendola una piccola Cappella Sistina per la sua ricchezza artistica e simbolica. Non ci saremmo mai aspettati una tale ricchezza di decori in un paesino tanto ignorato dalle guide turistiche della Basilicata. E pensare che la chiesa sembrava chiusa e non ci saremmo mai avvicinati alla sua porta se non vi avessimo intravisto una chiave nella serratura. “Per entrare, girare il chiavistello”, recita un fogliettino scritto a penna accanto all’ingresso. Dentro è deserto e buio; l’interruttore che accende la meraviglia è sul muro a sinistra. Fortunatamente abbiamo deciso di autodeterminarci e di fare come se fossimo a casa nostra. Non mi sarei mai perdonata se avessi perso tanto splendore!

22.04.2023
Al risveglio, prima di riprendere la strada verso la prossima tappa, saliamo verso la torre normanna per un’ultima foto. Sul portone d’ingresso, un altro foglietto scritto a penna con un numero di cellulare e qualche orario più volte depennato e corretto. In teoria dovrebbe essere aperto, nella pratica è chiuso. Ci lasciamo tentare e componiamo il numero. Vincenzo arriva in meno di dieci minuti. È un signore magro e sorridente, il volto scurito dal sole e le dita delle mani segnate dal lavoro. Ci accompagna, sala dopo sala, fin sulla torre e parla senza quasi prendere fiato, in continuazione. Credo che se lo lasciassimo fare, continuerebbe a raccontare la sua Tricarico fino a farci perdere l’appuntamento per la visita alle grotte di Pertosa Auletta. Vincenzo parla della storia del suo paese con minuzia di particolari e con un trasporto e un amore quasi viscerale. Se non avessimo prenotato l’ingresso alle grotte, saremmo rimasti volentieri con lui tutta la mattinata ad assorbire ogni parola del suo sapere appassionato ed interessantissimo. Invece ci concediamo solo un ultimo sguardo all’orizzonte lontano dalla cima della torre e un breve saluto alla tomba di Rocco Scotellaro nel cimitero comunale; salutiamo Vincenzo e guidiamo il nostro Odisseo lungo la statale 7 fino a riprendere la Basentana (superstrada Fondo Valle del Basento che collega la provincia di Salerno con Potenza e il mare Ionio, ndr).

Soste: Parcheggio gratuito senza servizi a Tricarico (MT) in Via Carlo Levi, 40, nei pressi della Torre Normanna

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