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La strada dello street food: sempre più itinerante

da Redazione
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Dopo dieci anni dalla sua prima pubblicazione, la bibbia italiana del cibo di strada ha documentato un continuo processo di cambiamento dei format e del numero degli operatori, nonché del loro pubblico, con una maggiore attenzione alla comunicazione. Si è assistito alla rinascita dei mercati locali, alla creazione di nuove food court che hanno trasformato intere vie delle città, all’emergere di nuove vetrine di dialogo diretto da parte di aziende del settore alimentare e alla crescita inarrestabile del fenomeno “mollo tutto e compro un truck”, anche per seguire la tendenza del delivery.

La fortuna della Guida Street Food del Gambero Rosso è stata segnata da una grande intuizione. La prima edizione, pubblicata nel 2013, è diventata rapidamente l’osservatore privilegiato di un fenomeno in forte crescita, attraversato da correnti molto diverse nella forma e nel contenuto. La guida ha raccontato la storia di grandi chef che hanno scelto di liberarsi dal peso, soprattutto economico, della gestione di una brigata per abbracciare la libertà di un truck, giovani manager appassionati di cucina che si sono specializzati in cucine sui generis e mercati rionali che stanno tornando in auge grazie a eccellenze della cucina italiana e internazionale, sempre più contaminata e aperta, e street court sempre più apprezzate. Inoltre, ha documentato come aree urbane, come atenei o grandi uffici, si stanno popolando di apecar e mezzi colorati che portano ravioli cinesi, panini vegani, smash burger o raffinati arancini siciliani a studenti e manager di ogni età ed estrazione, offrendo un nuovo concetto di mensa.

In giro per la penisola ci sono circa 70 eccellenze che portano il cibo di strada ad un livello eccellente, dal Piemonte al centro fino al sud, isole comprese. Tra queste, spicca la qualità di Retrò Gusto, che ha ricevuto anche il premio di campione regionale della Basilicata. Ci sono mezzi nuovi e nuovissimi, grandi o piccoli, mezzi vintage o riadattati che, con le loro ruote, percorrono chilometri per portare una cucina povera ma ricca nelle vie delle città e nei sempre più numerosi e apprezzati festival nazionali.

Cibo tradizionale locale, cibo fusion come nel caso del lombardo El Caminante, che mixa sapientemente sapori italo venezuelani, piatti piemontesi che viaggiano per la penisola con Jango Bistrot, le friulane pizze in teglia di Tomo Tomo o Pizzarò, quelle romane con forno furgone a legna di Demi Pizza Food Truck o ancora quelle sarde, portate porta a porta da StrEat Porta, le polpette di baccalà ed altre specialità cilentane di CiVà Cibo Vagabondo o gli hamburger di Svalvolato on the Road in un parcheggio di Battipaglia, i fritti di mare del romano Stravizio e i mezzi vintage di Scottadito che portano olive ascolane e dolci eccellenti in tutta Italia e il food truck rietino che ha la forma di un carretto per cavalli, Stopover. Per tutti, vale lo slogan “andare in posti belli, conoscere tante persone e condividere pane, vino e rock’n’roll!” del marchigiano Betti, patron del Furgoncino.

Gli ingredienti che rendono l’edizione 2024 della guida molto più ricca sono esattamente quelli che caratterizzano il fenomeno dilagante dello street food: 80 nuove segnalazioni tra attività stanziali e food truck, 23 pagine di approfondimento dedicate ai mercati storici, alle food court e ai mercati gastronomici di nuova generazione, e un’ampia appendice dedicata ai food truck con più di 70 referenze. La guida offre una rappresentazione esaustiva, colorata e gioiosa delle infinite strade che il buon cibo e il talento possono percorrere e trovare.

Niente premi ma solo 20 piccoli ma grandi Campioni, uno per regione e con un premio speciale, Street Food da Chef, con una stella per lo chef che nei propri menu di fine dining ha saputo rivisitare al meglio un cibo di strada. Quest’anno, il premio va a Pascucci Al Porticciolo di Fiumicino, ristorante in cui lo chef Gianfranco apre il suo menu con un paninetto da spiaggia, cotto al vapore e poi farcito con burger di palamita, maionese di macchia e salsa ponzu, ricavata dagli scarti del pesce.

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Credit foto Pexels

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