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In Sardegna fuori stagione

da Redazione
62 letture Capo San Marco foto Fondazione Mont'e Prama

La Penisola del Sinis, meta tra le più ambite del turismo in Italia, durante i mesi più freddi svela un lato ancor più autentico, romantico e selvaggio. Per scoprirne le gemme nascoste, la Fondazione Mont’e Prama, istituzione nata per la tutela e valorizzazione del patrimonio archeologico e culturale di questo angolo di Sardegna, ha elaborato un itinerario che attraversa le tappe da non perdere, tra natura rigogliosa, cultura, storia e archeologia.

Il Museo di Cabras, custode del patrimonio di Mont’e Prama


Il percorso non può che partire dal fulcro della cultura prenuragica e nuragica, ovvero il Museo Civico Giovanni Marongiu, a Cabras. Custode principale del ricco patrimonio archeologico del Sinis, il museo ospita tre sale dedicate rispettivamente ai modelli di nuraghe, ai Giganti e ai nuovi rinvenimenti più significativi, posizionandosi come luogo ideale per conoscere l’imponente patrimonio scultoreo di Mont’e Prama, che ad oggi conta circa 60 sculture, tra arcieri, guerrieri, pugilatori e modelli di nuraghe, più numerosi betili. Una terza ala del museo è attualmente in costruzione e, una volta completata, permetterà di riunire a Cabras in un’unica esposizione tutte le sculture già restaurate, trasferendo le 33 ad oggi custodite presso il Museo di Cagliari.

La borgata marina di San Giovanni di Sinis

Chiesa San Giovanni di Sinis foto Fondazione Mont’e Prama

Situato sulle rotte dei Fenici, tra lo stagno di Cabras e lo spettacolare Capo san Marco, questo borgo fino a qualche decennio fa mostrava lungo il litorale le capanne, abitazioni tipiche realizzate in falasco, delle quali oggi si conserva un unico esemplare. Le giornate scorrono lentamente, il suono delle onde che si infrangono sul promontorio e sulla battigia regala emozioni uniche, si respira la Sardegna più autentica. Nelle vicinanze, merita una visita la Torre di San Giovanni, edificata alla fine del sedicesimo secolo sulla sommità dell’altura che sovrasta l’area archeologica di Tharros, con ampio dominio visivo sul Golfo di Oristano. Proprio da lassù è possibile ammirare i due mari, caratteristici di quello scorcio di terra: il mare vivo a destra, sferzato dal maestrale, e a sinistra il mare “morto”, immobile, perché riparato dai venti. Oltre ad apprezzare il paesaggio e la vita lenta, i visitatori possono ammirare un gioiello storico-architettonico di inestimabile valore: si tratta della piccola chiesa dedicata a San Giovanni Battista, che sorge su un’area cimiteriale in origine pagana e successivamente cristiana. Orientata al sole dell’alba e costruita in blocchi di arenaria dorata, trasuda tuttora un’aura di austera sacralità che trasmetteva un tempo ai devoti.

Tharros, perla archeologica e naturalistica della Sardegna

Tharros – foto Comune di Tharros

La quiete dei mesi invernali consente di esplorare il sito archeologico di Tharros in modo intimo e contemplativo senza le grandi folle della stagione estiva. Situata all’estremità meridionale della Penisola del Sinis, la città di Tharros venne fondata nel VII sec. a.C. dai Cartaginesi, successivamente città romana, poi vandalica e alla fine bizantina. Il centro urbano subì un lento abbandono a partire dal VII-VIII sec. d.C.. Sulle sue rovine oggi sorge un vero e proprio museo a cielo aperto sotto forma di teatro naturale affacciato sul mare, che comprende, tra le altre cose, una necropoli, il tofet, il tipico santuario fenicio-punico, il tempietto di capo San Marco, il Tempio monumentale o delle semicolonne doriche e l’antico porto punico. Sul colle di Su Murru Mannu si trova invece la testimonianza più antica dell’area: i resti del villaggio nuragico

Villaggio di San Salvatore e Ipogeo
La visita al villaggio di San Salvatore è d’obbligo. Composto da numerose e minuscole case disposte a schiera, sorge intorno al Settecento attorno a una chiesetta recentemente restaurata. Centro religioso per eccellenza, disabitato per gran parte dell’anno, il suggestivo e silenzioso villaggio si ripopola solo tra la fine di agosto e la prima metà di settembre, in occasione della Festa di San Salvatore, che si conclude con la Corsa degli Scalzi, una caratteristica processione che si svolge in corsa e a piedi nudi. La chiesetta del villaggio venne eretta sopra una precedente area edificata intorno al quarto secolo dopo Cristo, un ipogeo costituito da un complesso di ambienti sotterranei dove ancora oggi è possibile vedere le antiche raffigurazioni e iscrizioni lasciate da chi frequentava quei luoghi in età antica, eroi della tradizione classica, simboli cristiani ma anche imbarcazioni, animali e iscrizioni latine, greche e arabe.

Per maggiori informazioni: www.monteprama.it

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