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Un assaggio di Calabria

da Serena Fiorentino
320 letture tempo di lettura 7 minuti Roseto Capo Spulico - il castello

Per questo lungo week end avrei tanta voglia di tornare a Roseto Capo Spulico in provincia di Cosenza. Troppi ricordi d’infanzia mi legano a quel Castello a picco sul mare, a quello strano scoglio isolato che io da piccola chiamavo “il fungone” e a quella splendida spiaggia ciottolosa su cui tante volte ho sbucciato le mie ginocchia di bambina. Ricordo che ci andavamo spesso con i miei, quando ancora io e mia sorella eravamo piccole e viaggiavamo con un Fiat 238 camperizzato Arca. Ci accoglievano i bastoncini di liquirizia e le collane di peperoncini calabresi. Una volta ci ha accolti addirittura un ponte su cui passava la ferrovia, ed era un ponte basso sotto il quale tante volte avevamo transitato prima di montare un portapacchi sul tetto del camper. Quell’accoglienza la ricordo ancora come uno dei momenti più disastrosi per la nostra famiglia di camperisti e per il nostro portapacchi nuovo di zecca. Chissà se il ponte basso c’è ancora oggi e se porta ancora i segni dell’incidente!

Cerco un po’ sulla cartina nei dintorni di Roseto per individuare qualche paesino che valga la pena visitare. Subito saltano all’occhio Oriolo e Rocca Imperiale. Che l’organizzazione del week end abbia inizio! Con la voglia di commemorare degnamente la Liberazione, telefono ad entrambi i comuni per chiedere se ci sono in previsione eventi per il 25 aprile. Purtroppo non è previsto nulla di speciale, ma dal centralino del Municipio di Oriolo arriva una sorpresa. Il 22 e 23 aprile si festeggiano i Santi Patroni e noi siamo invitati a partecipare. A questo punto la pianificazione della vacanza finisce qui, con un appuntamento imperdibile nel borgo che domina la valle del ferro, e una scorpacciata di ricordi sul lungomare di Roseto Capo Spulico. Come al solito, tutto il resto verrà da sé strada facendo.

il mare a Nova Siri

22.04.22 Roseto Capo Spulico – Oriolo (CS)
Alle quattro e mezza del pomeriggio intravediamo già il castello normanno. Entusiasti svoltiamo sul lungomare degli Achei e subito la brutta sorpresa: divieto di sosta per camper ovunque. Su un chilometro di lungomare avrò contato come minimo 15 cartelli di divieto. Ci fermiamo comunque; non sono pronta a rinunciare a tutti questi ricordi: lo scoglio ad incudine, il rumore sui ciottoli delle onde spinte dallo scirocco, il gelato al pistacchio con mandorle e limone… Roseto Capo Spulico sapeva di tavolate sulla spiaggia coperte di ombrelloni con gente festante che addentava prodotti tipici e brindava all’estate. Roseto cantava le tarantelle sotto al solleone e sapeva di peperoncino e liquirizia. Questo lungomare aveva il profumo della libertà a renderlo speciale e vederlo invaso di divieti fa male al cuore. Cerchiamo di distrarci seguendo con lo sguardo le onde che si infrangono a riva, ci riempiamo gli occhi di natura selvaggia senza voltarci verso la strada. Ci prendiamo il nostro tempo prima di ripartire verso l’entroterra, sperando di incontrare una Calabria più autentica. Percorriamo la statale 481 da Roseto Capo Spulico verso la Basilicata. Attraversiamo Oriolo. C’è la festa patronale, ovviamente lungo la statale. Passiamo fra bancarelle e stand di panini con la carne arrosto. Al bar devono spostare i tavolini affollatissimi di clienti con cui hanno occupato la strada. Il banco dei giocattoli deve ritirare il telone di copertura perché è più basso del nostro van. Dopo un chilometro di festa con tanto di banda, raggiungiamo il tratto di strada dove son piazzate le giostre. Decidiamo di non poter più proseguire e parcheggiamo fra un “calci in culo” e un “pungiball”. Stanotte dormiremo qui. Sulla statale di Oriolo in festa, ovviamente non prima delle 3 di notte. Per ora ci mangiamo un panino col prosciutto di maiale nero alla brace, tanto abbiamo i tavolini della macelleria a 5 metri dal camper. E magari ci concediamo anche una tarantella! Quella di attraversare una festa patronale in camper resterà una traccia indelebile nei miei ricordi di camperista e spero che segni anche i ricordi dei miei figli, spingendoli magari un giorno, da adulti, a tornare ad Oriolo in provincia di Cosenza per rivivere questi momenti speciali!

Oriolo

23.04.22 Oriolo (CS) – Nova Siri (MT)
Dieci colpi a salve alle 7 del mattino annunciano la giornata dedicata a San Giorgio martire e ci fanno sobbalzare dallo spavento. Ci svegliamo con le orecchie ancora piene della musica e del baccano della notte trascorsa a due passi dal Tagadà e dal Crazy Dance. Stropicciamo gli occhi e con difficoltà cerchiamo di rimetterci in sesto. Siamo reduci da una nottata quantomeno particolare. La tarantella si è mischiata nei sogni con la lambada e la disco music anni 90 e la techno e le canzoni napoletane e… le urla, le strombazzate, la vita! Un’esperienza assolutamente da fare, ma anche da non ripetere. Scendo dal van e incontro accanto a me un signore che cerca di vendermi 3 paia di calzini a 5 euro. Sta aprendo il suo banco di intimo e lo ha fatto accanto al nostro van scambiando anche noi per dei venditori ambulanti. Abbiamo giusto il tempo di fare inversione di marcia e uscire da quel budello in cui si è trasformata la statale, prima che tutti i bancarellisti allestiscano nuovamente i loro banchi e che la banda cominci a passare e ripassare lungo la strada. Svegli ma non troppo decidiamo di andare alla scoperta di questo borgo di poco meno di 2000 abitanti arroccato su uno sperone di roccia a 450 metri sul livello del mare. Oriolo domina un paesaggio collinare dove campi di grano e frumento si alternano a uliveti e noceti. Ci dirigiamo verso il castello, rifugio fino a tutto il seicento per le popolazioni costiere terrorizzate dai pirati. Per strada non manchiamo di acquistare una buona dose di soppressata e di chiacchierare con qualche anziano del posto, seduto triste al tavolo del bar sport a pensare ai figli lontani che studiano in qualche università del nord o che hanno trovato lavoro all’estero e non hanno avuto la possibilità di rientrare al paese per la festa patronale. Il centro storico di Oriolo si fa scoprire scorcio dopo scorcio. Basta addentrarsi in una corte o percorrere uno dei tanti vicoli e vicoletti per ritrovarsi di fronte ad un antico palazzo, una piazza o un teatro naturale. Questo labirinto sormontato dal castello è un salto indietro nel medioevo. Dal terrazzo che circonda uno dei torrioni del castello sentiamo in lontananza le voci e le musiche della festa. La banda si sta avvicinando e con essa arrivano in corteo le autorità civili e militari accompagnate dalle guardie in divisa tradizionale che si dirigono verso la chiesa madre. La vista del corteo da quassù è spettacolare. All’ora di pranzo decidiamo che i 25 gradi e il sole sono troppo invitanti per non concederci un pò di mare. Lasciamo Oriolo e il suo castello, i torrioni, i bastioni, la scalinata monumentale, la loggia, la galleria, le sale nobiliari e il salone delle feste. Ci dirigiamo verso Nova Siri, attratti dal blu intenso del mare che si scorge fin da quassù. Il pomeriggio scorre lento, di una lentezza che è puro relax, in riva al mare all’ombra dei pini. La brezza culla i pensieri e aiuta ad apprezzare maggiormente questo tempo dilatato, potente antidoto al disastro di una modernità ultraveloce. L’area sosta camper in via Tre Passi nel Delirio (GPS 40.1276460692, 16.654566566 https://goo.gl/maps/v34mGLe7gifpLebK7) è ben tenuta e tranquilla, a ridosso della pineta e adiacente alla lunghissima ciclabile che costeggia la spiaggia. Il gestore, simpaticissimo, non si sottrae all’offerta di un buon bicchiere di vino e ad uno scambio di opinioni su ciò che dovrebbe essere il turismo lento e sostenibile in questo Sud dello stivale ricchissimo di bellezza ed autenticità.

Area sosta camper a Nova Siri

24.04.22 Nova Siri (MT) – Rocca Imperiale (CS)
Lasciamo l’area camper con la promessa di ritornarci in serata. La tranquillità della notte appena trascorsa qui è impagabile. Ci dirigiamo verso Rocca Imperiale, il paese del cinema, della poesia e dei limoni, che già dalla E90 cattura lo sguardo con tutto il suo splendore. Sembra il “Monte del Purgatorio” dantesco dipinto da Domenico di Michelino. «e canterò di quel secondo regno dove l’umano spirito si purga e di salire al ciel diventa degno.» (Dante, Purgatorio I, 4-6). Rocca imperiale è la porta d’ingresso della Calabria, una pittoresca piramide fatta di case e chiese con in cima il maestoso castello e digrada dolcemente verso una pianura gialla di limoneti. Con i suoi viottoli, le ripide salite, l’antico campanile e le costruzioni militari, conserva ancora l’aspetto di un borgo medievale. Parcheggiamo il van su uno sterrato affacciato sui calanchi in via Vittorio Emanuele e seguiamo a piedi la lunga scalinata nel bosco che conduce fino al castello Svevo. Fra la visita al castello e le passeggiate per i vicoletti del centro storico all’inseguimento della banda che anche qui annuncia un giorno di festa, la mattinata vola via. Su ogni muro ci fermiamo a leggere i versi riportati su ceramica maiolicata. In questo borgo la poesia è parte integrante dell’arredo urbano: è come se i poeti tutti siano tornati a darsi appuntamento alla corte di Federico II di Svevia. Il tempo vola fra Dacia Maraini, Eugenio Bennato, Alda Merini, Mogol, Omar Pedrini… Ci fermiamo commossi sulla stele che riporta le parole di Pupi Avati, che scelse questo incantevole angolo di Calabria per girare le scene del film “Le nozze di Laura” e lo descrisse con frasi ricche di emozione. “E noi del Cinema Italiano siamo entrati nel giardino spinoso dei limoni per carpirne il segreto. Con attori e con luci e cavi di corrente elettrica brucianti. Con proiettori e macchine da presa e carrelli ruotanti E braccia forti di romani che cantano e fumano E i limoni spinosi celati nel verde del fogliame, che si fanno intuire, finalmente trovare, ci abbagliano nella sacralità misteriosa di quel luogo di zampilli di acqua benedetta, abitato da Sante delle Spine. E noi del Cinema Italiano, in lacrime di emozione, smorziamo sigarette e voci.” (Pupi Avati). Lasciato il centro storico, lungo la strada che conduce al mare, ci fermiamo a raccogliere qualche splendido limone IGP dalla polpa succosissima e dalla buccia molto sottile. I bambini arrivano a Nova Siri che profumano d’agrume e ovviamente dei limoni non v’è più traccia. Nell’area sosta camper son già tutti indaffarati nei preparativi per la cena: la carbonella arde nelle griglie e i bambini giocano con Alessio, il cane del gestore. Noi decidiamo per una pizza e scopriamo con immenso piacere di poter approfittare della consegna a domicilio. Ma quanto è bello farsi consegnare la cena sotto ai pini a due passi dal mare?!

Rocca Imperiale (foto Titta Favoino)

25.04.2022 Valsinni (MT)
Prima di lasciare ancora una volta la costa per addentrarci nell’entroterra seguendo controcorrente il corso del Sinni, ci guardiamo attorno in ogni aiuola a portata di sguardo per fermarci a raccogliere ed assaggiare un pò di radici fresche di liquirizia. Lungo la statale 653, scegliamo Valsinni come luogo dove concludere la nostra breve vacanza. 1400 abitanti in un borgo bandiera arancione del Touring Club Italiano. La parte antica di Valsinni è stretta intorno al castello e non è carrabile. Le abitazioni vecchie di secoli sono accostate l’una all’altra e separate da strette vie che si inerpicano sui fianchi dello sperone roccioso su cui è edificato il paese. Poiché sono presenti spesso dislivelli di alcuni metri nell’ambito di una stessa abitazione, molte case hanno come accesso o punto di transito tra due vie un gafio, cioè un passaggio coperto in pietra che passa sotto un’abitazione. L’atmosfera è magica e la salita al castello è spettacolare. Parcheggiato il van a ridosso del centro storico, son solo 200 metri a separarci dall’abitazione che fu della poetessa Isabella Morra, peccato che siano 200 metri in salita con una pendenza difficilmente quantificabile in percentuale: una prova di Resistenza degna di un 25 aprile! Alla Fontana del Borgo ci accolgono con un delizioso mezzo litro di Aglianico e un prestigioso servizio di piatti in porcellana. Il menù è un salto nel Medioevo e, a tratti, ha quasi bisogno di una parafrasi per essere ben compreso. Tra un assaggio e l’altro di prodotti tipici locali, l’esperienza mangereccia si trasforma in un viaggio letterario che ripercorre il passato di Favale (vecchio nome dell’odierna Valsinni). L’antipasto de lo cavaliere, i frizzuli de lo povero, lo stinco di porcus di Giovan Michele Morra… le immagini di un paese povero ma suggestivo, custode di sapori e valori antichi. Un paese che si riconosce nei versi di una donna del ‘500 che lo cantò nella sua breve esperienza umana e poetica, facendone rivivere fino ad oggi, in un’atmosfera quasi onirica, suggestioni e sapori. “D’un alto monte onde si scorge il mare miro sovente io, tua figlia Isabella, s’alcun legno spalmato in quello appare, che di te, padre, a me doni favella” (Isabella Morra, Favale, 1520-1546).
(Ampio parcheggio gratuito senza servizi tutti i giorni tranne il venerdì a Valsinni in via Alcide de Gasperi angolo via Papa Giovanni XXIII).

Valsinni

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