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Il centro geografico d’Italia

da Serena Fiorentino
272 letture

Ancora una volta a bordo di Odisseo, impostiamo il navigatore alla volta di Narni. L’idea è quella di raggiungere il centro geografico d’Italia peninsulare nella città che ha dato il nome alle famose Cronache di Narnia. Quando Walter Hooper chiese a Lewis dove avesse trovato la parola ‘Narnia’, lui gli mostrò un atlante del 1904. Sulla tavola 8 c’era una mappa dell’Italia antica. Lewis aveva sottolineato il nome di una cittadina chiamata Narnia, in Umbria, a metà strada tra Roma e Assisi. Facciamo un giro veloce nella parte antica della città,

Narni

visitiamo giusto qualche monumento e godiamo di qualche affaccio sulle gole del Nera… godiamo… una parola grossa in questa giornata eccessivamente afosa! Alle 11 del mattino ci sono già 36 gradi e si boccheggia. Il caldo ci induce a desistere: è umanamente impossibile muovere anche solo un altro passo che non sia verso un luogo ombreggiato e ventilato.

 

Ci dirigiamo così, a bordo di Odisseo, verso il bosco di Cardona a pochissimi chilometri di distanza dall’abitato. E’ il centro geografico dell’Italia peninsulare, l’esatto punto segnalato anche dall’istituto geografico militare: Latitudine NORD 42° 30’ 15,5″ Longitudine EST 12’34’21,5″.


E’ una parte dell’antico acquedotto Romano della Formina costruito intorno al 27 avanti Cristo da Marco Cocceio Nerva, antenato dell’omonimo imperatore. Dopo un pranzo veloce all’ombra di due pini, ci addentriamo nel bosco di querce e lecci. La vegetazione si fa subito fitta e ci accompagna un ronzio continuo di innumerevoli insetti. Raccogliamo qui e là qualche fiore e qualche erba spontanea per preparare, questa sera, la nostra Acqua di San Giovanni. Dopo una ventina di minuti e diverse pause ad ammirare il panorama, incontriamo finalmente il luogo magico che è il centro geografico d’Italia peninsulare, individuato proprio vicino ad uno dei ponti romani meglio conservati a Narni: il ponte Cardona.

È il momento di appoggiare le nostre mani sullo spuntone d’acciaio conficcato nel cippo in pietra con il rilievo a spirale. Il valore simbolico ed emozionale di questo momento va immortalato con un indimenticabile selfie! Al ritorno ad Odisseo ci rendiamo conto che, tutti presi dal raggiungere il Ponte Cardona, non abbiamo ancora individuato una prossima tappa. Ci mettiamo in marcia senza meta, solo una direzione a farci da guida: si va verso il lago di Piediluco. Superate le spiagge attrezzate e il lungolago a nostro avviso eccessivamente turistico, i cartelli di divieto di transito ai camper e i parcheggi con le strisce bianche o azzurre troppo corte e strette per la nostra stazza, intravediamo in alto un piccolo paesello.

Basta una breve ricerca per capire che si tratta di Labro, un piccolo borgo medievale definito “il paese di pietra”. Ci inerpichiamo fin sulla rocca millenaria a guardia degli antichi confini fra le terre umbre e reatine. Siamo nel Lazio, in provincia di Rieti. Odisseo è su un invidiabile punto panoramico che affaccia sul lago e sulle rigogliose alture circostanti. Gli abitanti di questo paesino sono solo 600… ci vorrà poco a conoscerli tutti! Intanto approfittiamo dell’imminente tramonto per preparare la nostra Acqua di San Giovanni: abbiamo le nostre rose, la malva, la salvia, la mentuccia selvatica, l’iperico, la lavanda, il rosmarino e i papaveri. Mettiamo tutto in una bacinella piena d’acqua che questa notte resterà all’aperto, accanto al nostro Odisseo, per raccogliere la cosiddetta “rugiada degli Dei”.

panorama da Labro

24.06.2023 Labro (RI) – Greccio (RI)
L’acqua di San Giovanni è pronta e la usiamo al risveglio per lavarci mani e faccia. I fiori e le erbe spontanee hanno assorbito la rugiada. Questa mattina l’aria è frizzante e sa di verde altura e di pace. Le campane chiamano alla messa. Il nostro viaggio prosegue. Ci dirigiamo verso un altro paesino, questa volta di poco più di mille abitanti a 700 metri di altitudine. Probabilmente, anche oggi, riusciremo a sfuggire alla calura estiva esplosa all’improvviso da qualche giorno a questa parte. Il pilota Edoardo ieri ha adocchiato sulla cartina il nome di Greccio e, non sappiamo ancora bene per quale strano motivo, ha deciso di portarci lì. Come prima sosta, andiamo a visitare il santuario arroccato sulle pendici del monte Lacerone, conosciuto ai più come la Betlemme Francescana.

santuario di Greccio

Il poderoso complesso architettonico è stupefacente: sembra sorgere dalla nuda roccia! La vista dalla strada che sale su, tornante dopo tornante, lascia senza fiato. Siamo tutti a bocca aperta, bambini compresi, e non neghiamo che pensare di arrivare in cima, entrare nel santuario e, magari, affacciarsi da una delle sue finestre aperte sul vuoto, ci fa anche un po’ impressione. Qui, il 25 dicembre 1223, Francesco d’Assisi volle celebrare il Natale della montagna.

Ci rendiamo conto solo ora che, per puro caso, le nostre tappe stanno seguendo la traccia GPS del cammino di Francesco da Assisi a Roma: Assisi, Spello, Montefalco, Piediluco, Labro ed ora Greccio. Dal santuario ci spostiamo poi in paese: una piazza, una chiesa, qualche casa in pietra e il verde dei boschi tutt’intorno. Nel borgo abitano solo un’ottantina di persone. Pranziamo alla taverna Frate Francesco, sul terrazzino fiorito che affaccia sulla piazza del minuscolo borgo. Finalmente il pilota Edoardo sta meglio e può abbandonarsi al suo agognato agnello alla scottadito.

Piove e l’aria si rinfresca ancora un po’, quel tanto che basta per scatenare l’invidia di tutti gli amici che abbiamo lasciato giù in Salento a “cuocere” sotto il solleone che non lascia scampo. Le ore che intercorrono tra il pranzo e la cena, son sedute tutte in fila al tavolino del bar, ad osservare la chiesa e la fontana, a sorseggiare una birra e gustare un gelato, a chiacchierare e leggere e scrivere e pensare. Nel dispensario farmaceutico sul lato opposto della piazza non entra e non esce nessuno. Il signore in pantaloncini e t-shirt bianca sulla panchina accanto al bar non si è mosso da lì nemmeno per un istante e fissa gli zampilli stanchi che cadono giù nella vasca solo da un lato. Tre cani vagano liberi, tranquilli, vanno e vengono, sempre gli stessi tre: uno bianco, uno fulvo, uno nero. Nel grande parcheggio dietro l’angolo, Odisseo è parcheggiato solo, tra mille uccellini che becchettano sull’erbetta rada punteggiata di margheritine e fiori di malva. Il ronzio di mille e mille api è continuo, incessante, insistente; solo una volta ogni mezz’ora viene interrotto dal suono assordante delle campane.

Greccio

Questo centro storico, questa grande chiesa, questa piazza tra i boschi sono pura poesia lenta e magnifica, zeppa di vita discreta, di profumi intensi e di piccoli presepi francescani in ogni angolo, finanche sott’acqua nella fontana. Il tramonto ci coglie come di sorpresa ancora seduti ad osservare la piazza semideserta. La fame comincia a farsi sentire. Tornare alla taverna Frate Francesco ci viene spontaneo. Il pilota Edoardo chiede a gran voce una pizza con fiori di zucca e alici e noi passeggeri non possiamo certo dirgli di no! Entriamo e ci sediamo allo stesso tavolo che ci ha visti ospiti a pranzo, come di casa, come in famiglia. Mangiamo e discutiamo con i gestori del locale degli ultimi avvenimenti occorsi in paese come fossimo grecciani al pari loro. Quella che doveva essere, nei nostri sempre più strampalati piani di viaggio, una tappa da due o tre ore al massimo, si è rivelata invece una sosta di almeno un giorno per godere della lentezza atavica e serafica di un paese d’altri tempi.

25.06.2023 Rieti

il fiume Velino a Rieti

Abbiamo urgente bisogno di un camper service. La prossima tappa dovrebbe essere Subiaco, in provincia di Roma. Ok, andiamo a Rieti, è di strada. Lì dovremmo riuscire agevolmente a riempire il serbatoio d’acqua potabile. Arrivati a Rieti è tutto transennato e l’area camper ha solo uno o due stalli liberi. Ci chiediamo cosa stia succedendo e ci viene subito risposto che oggi è festa. Ci sono le infiorate artistiche dedicate agli Ottocentenari Francescani del primo Presepe di Greccio e dell’approvazione della Regola Bollata di San Francesco. Ancora una coincidenza che ci porta sulla via francescana o dobbiamo forse intraprendere un momento di seria riflessione? Ci scherziamo un pò su e, ovviamente, parcheggiamo Odisseo e andiamo subito a vedere.

Le strade sono zeppe di uomini, donne e ragazzini chini per terra a cospargere minuziosamente il pavimento di chicchi di riso colorati e petali di fiori profumati a formare meravigliose immagini che raccontano la vita del Santo d’Assisi. Di infiorata in infiorata, raggiungiamo senza premeditazione il ponte romano sul fiume Velino. Non ci resta che attraversarlo, raggiungere l’info point turistico, armarci di mappa della città e dire addio a Subiaco.

Rieti

La giornata trascorre così, tra la Cattedrale, il palazzo Papale, la chiesa di San Francesco, la Basilica di Sant’Agostino, i giardini del Vignola e, soprattutto, piazza San Rufo: l’umbilicus Italiae. Credevamo di aver ormai archiviato la sensazione di essere esattamente al centro dello stivale il giorno in cui abbiamo lasciato Narni e invece no: eccoci di nuovo esattamente in mezzo, seduti sulla “caciotta” di piazza San Rufo a Rieti. Secondo un’antichissima tradizione, questa città è il cosiddetto Umbilicus Italiae, equidistante da Adriatico e Tirreno e da Augusta Praetoria (Aosta) e Capo dell’Armi (Calabria).

I bambini sono ancora un po’ spiazzati: “Ma il centro geografico d’Italia non è nel bosco accanto a Narni?” Continuano a chiedere. Per divagare ed evitare di dare loro una risposta troppo complicata per la loro età li accompagno a distrarsi in una libreria: la loro passione. E, questa volta, la libreria è davvero una gran bella scoperta: il Mondadori Point di Rieti è nientepopodimeno che… in una chiesa sconsacrata del XII secolo! Enea e Asia cominciano subito a chiedere il permesso di poter prendere e sfogliare i libri sull’altare, come se fossero in un museo o in un luogo sacro dove nulla si può toccare.

La meraviglia nei loro occhi è palpabile ed emozionante. Ne usciamo carichi di nuove letture che accompagneranno il viaggio di ritorno verso sud e di una strana sensazione vicina al misticismo mai provata prima in una semplice libreria. Ci fermiamo subito a cominciare a leggere e a sgranocchiare qualcosa sul prato lungo la riva del fiume, tra oche starnazzanti e coppiette che si scambiano effusioni all’ombra degli alberi. La corrente spinge foglie gialle a gran velocità sul pelo dell’acqua, qualcuno pesca, qualcun altro pratica dello sport. Noi mangiamo, leggiamo, osserviamo e siamo felici.

26.06.2023 Ariccia (RM)

Il ponte di Ariccia

Ci sentiamo a casa, con le gioie e i dolori della barriera di Roma Est, poi del Grande Raccordo Anulare e infine della Colombo. Le imprecazioni in coda sull’asfalto rovente ricominciano ad assumere la cadenza e l’accento romano, tutte rigorosamente con una sola “ere”, perché sennò è eRore! Approfittiamo delle estenuanti attese ai semafori per osservare le facce esauste grondanti sudore dei vicini d’auto e magari anche per scambiarci due parole e fare la loro conoscenza. Riviviamo questi posti che ci hanno visto vivere e lavorare e correre di qua e di là per diversi anni prima del nostro definitivo trasferimento in Salento. Riassaporarli ora, con la consapevolezza leggera della breve vacanza senza pensieri, è bello. La pizza bianca con la mortadella, la porchetta e le coppiette ad Ariccia nel parco comunale subito dopo il ponte romano in direzione di Albano Laziale, il fresco pungente della sera lontani dallo smog quando, alla Selvotta, ordiniamo due ignorantissimi piatti di bucatini all’amatriciana, l’umanità coloratissima e caciarona che invade piazze e marciapiedi ad ogni ora, tutto ci riporta alla mente ricordi ed emozioni passate che ci hanno indissolubilmente legato a doppio filo a questa metropoli incasinatissima e freneticamente allegra. Andiamo a dormire sazi e contenti, ai piedi del grande ponte romano di Ariccia. Domani riprende la marcia verso sud. Si torna a casa. I venti giorni di ferie stanno per scadere.

27.06.2023 San Fele (PZ)
La nostra voglia di Sud e la nostra astinenza da Lucania, nonostante gli splendidi giorni trascorsi in viaggio, ormai sono talmente forti da portarci ad allungare la tappa odierna fino a superare il cartello stradale che indica la fine della Campania e l’inizio della Basilicata. Le strade tornano ad essere strette, semideserte e sconnesse, proprio come piacciono al nostro Odisseo. Il paesaggio torna ad essere quasi incontaminato e i rapaci volano alti sulle nostre teste. Ci fermiamo a San Fele per rinfrescarci nell’acqua gelida delle sue cascate, nascoste dalla fitta vegetazione dell’Appennino Lucano.

cascate di San Fele

Ad accompagnarci nel breve trekking ci sono il rumore dell’acqua che scorre, un’infinità di farfalle azzurre e di orchidee selvatiche. La pace che si respira in questo posto e la tranquillità del vicino paese ci convincono a fermarci almeno fino a domattina.

Ne approfittiamo per l’acquisto degli ultimi souvenirs. Al vino Pecorino di Offida e al Passito di Sagrantino di Montefalco, aggiungiamo volentieri una bottiglia di Aglianico; alle coppiette di Ariccia, al Ciauscolo e ai Coglioni di Mulo umbri, affianchiamo la nostra adorata salsiccia secca Pezzente. Infine tuffiamo nel sacchetto della spesa anche un caciocavallo Silano DOP e una scamorza podolica: non sia mai che la scorta di prodotti tipici per affrontare il frigo vuoto al rientro non basti! Domani saremo a casa e, anche domani, saremo felici.

Abbiamo percorso quasi 3000 chilometri su e giù per lo Stivale in una ventina di giorni. Abbiamo visitato una trentina di comuni, la maggior parte dei quali non era nelle nostre intenzioni visitare. Abbiamo assaggiato e gustato di tutto, nonostante il blocco intestinale del “pilota”! Ci siamo incastrati in stradine strettissime e ne siamo sempre venuti fuori con qualche manovra, qualche imprecazione e qualche sorriso. Abbiamo avuto prima caldo, poi freddo e poi ancora caldo. Abbiamo trascorso intere ore a fissare un Pinturicchio o un Perugino ed è stato bellissimo.

Parcheggio gratuito con servizi di C/S a Narni (TR) in Via del Suffragio, 185. Parcheggio gratuito su sterrato senza servizi a Labro (RI) in via Santa Maria Maggiore

Parcheggio gratuito senza servizi a Greccio (RI) in viale Rimembranze.
Area sosta camper comunale gratuita con servizi di C/S a Rieti in via Fonte Cottorella. Parcheggio videosorvegliato gratuito senza servizi ad Ariccia (RM) in via del Pometo, 26
Parcheggio a pagamento su bordo strada presso le cascate di San Fele (PZ) alle coordinate 40.811687, 15.524445
Parcheggio gratuito senza servizi a San Fele alle coordinate 40.814789, 15.538468

Tiriamo le somme
Giorni in viaggio: 20
Chilometri percorsi: 2909
Spese per carburante: 400€
Spese per autostrada: 115,50€
Spese per sosta e camper service: 19€
Spese per cibo: non lo so, probabilmente troppe ma, qualunque sia stata la cifra, ne è valsa la pena.
Spese per ingressi a musei ed attrazioni culturali (1 adulto, 1 dodicenne, 1 disabile con accompagnatore): 81€

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