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El Escorial e la Valle de los Caidos

da Redazione
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A cura di Roberto Serassio

Tra Segovia e Madrid, sulla Sierra de Guadarrama, si trova uno dei più famosi monumenti di tutta la Spagna: El Real Sitio de San Lorenzo de El Escorial.
Il sito, classificato come Patrimonio dell’Umanità, fu progettato ed iniziato nel 1563 dall’architetto Juan Bautista de Toledo e continuato e terminato nel 1585 da Juan de Herrera.

Voluto da Filippo II per essere monastero, chiesa, residenza reale e pantheon per i suoi genitori, Carlo I e Isabella del Portogallo e per tutta la sua dinastia, ha forma quandrangolare con torri agli angoli e misura 208 metri di lunghezza e 162 di larghezza. Conta ben 4.000 stanze, 7.600 finestre, più di 3.200 porte, 86 scaloni, 16 cortili, 15 chiostri e 88 fontane, un vero e proprio colosso architettonico. La pianta dell’edificio è a forma di graticola in modo da ricordare il martirio di San Lorenzo a cui il complesso è dedicato e, nonostante la sua imponenza, è molto austero e rispecchia fedelmente l’ortodossia cattolica spagnola e la grandezza di Filippo II che seguì assiduamente le fasi della costruzione ed in seguito amava trascorrervi lunghi periodi di riposo e ivi morì nel 1598.

E’ certamente un’opera imponente e a ragione è considerato un santuario della storia, della cultura e dell’arte nella Spagna dei secoli XVI e XVII. A decorare gli interni furono chiamati i migliori artisti europei come Pellegrino Tibaldi, Tiziano, El Greco, Diego Velàsquez e Luca Giordano, solo per citare i più noti a noi italiani.
Il complesso si compone di diverse parti, per cui la visita risulta essere piuttosto impegnativa, ma senza alcun dubbio appagante, specialmente per coloro che sanno apprezzare l’arte in ogni sua forma.

La visita inizia con il Palacio de los Asturias che contiene l’appartamento dell’Infanta Isabella Clara Eugenia di Spagna, completo di mobili ed arredi d’epoca, l’appartamento del re ed alcune sale di rappresentanza.
Si continua con i Nuevos Museos che ospitano dipinti di sommi artisti europei, tra cui i già citati El Greco, Velàsquez. Tiziano a cui si aggiungono il Tintoretto, il Veronese e Bosch.


Si prosegue con la basilica, a pianta quadrata, con tre navate ed una grandiosa cupola, è una delle maggiori opere dell’architettura spagnola ed ha un interno molto ricco con volte affrescate dal Cambiaso e da Luca Giordano, pale d’altare di prestigiosi artisti barocchi ed un crocifisso in marmo bianco di Benvenuto Cellini. La Capilla Mayor, di fattura cinquecentesca, è praticamente una chiesa nella chiesa in quanto possiede grandi ricchezze che si possono condensare in un tabernacolo a forma di tempio, in un retablo in marmo e bronzo le cui sculture sono di Pompeo e Leone Leoni, in numerosi dipinti ed in due gruppi in bronzo, sempre opera dei Leoni raffiguranti uno Filippo II e la sua famiglia in preghiera e l’altro Carlo V, anche lui in preghiera.
Quindi le Salas Capitulares, le aule per le sedute del Capitolo, hanno soffitti affrescati con decorazioni “a grottesca”, opere di artisti genovesi del secolo XVI, mentre sulle pareti sono disposti dipinti degli artisti che abbiamo citato precedentemente.
Il pantheon sotterraneo si compone da più locali costituiti dal Pudridero, dove venivano lasciate le salme prima di essere inumate, dal Panteón de los Reyes che contiene i sepolcri dei re di Spagna e delle regine che sono state madri di re e dal Panteón de los Infantes, ovvero dei principi reali e delle altre regine.
La biblioteca fu voluta da Filippo II in quanto qui intendeva riunire tutto il sapere del tempo ed infatti sui preziosi scaffali costruiti dall’italiano G. Frecci sono collocati molti libri di valore, tra cui collezioni di manoscritti greci, ebraici, arabi, edizioni miniate del Corano del X-XI secolo, manoscritti medievali, incunaboli e cinquecentini o postincunaboli. Vi si trovano inoltre libri di Carlo V e autografi di Santa Teresa d’Avila.

La Casita del Principe è l’ultimo edificio che visiteremo in ambito Escorial, anche se in realtà si trova ad est del monastero. Fu edificato nel 1772 da Juan de Villanueva per il principe e futuro re Carlo IV. La costruzione, immersa nei giardini, è una piccola struttura dalle forme neoclassiche, arredata secondo gli stili Luigi XVI ed Impero, con mobili, arazzi, lampadari, porcellane e notevoli dipinti di pittori italiani quali i Carracci, Luca Giordano, il Domenichino e Corrado Giaquinto.

Ci spostiamo ora di nove chilometri per andare a visitare il monumento costruito tra il 1940 ed il 1958, a ricordo e memoria dei caduti, da ambo le parti, della guerra civile spagnola. Il sito, chiamato Valle de los Caidos, è situato in una splendida conca nella Sierra de Guadarrama. Nel complesso si trovano un’abbazia benedettina, una basilica scavata nella roccia dove sono collocate le tombe di Francisco Franco i cui resti furono però traslati nell’ottobre del 2019 al cimitero di Mingorrubio, nel quartiere madrileno del Pardo, di José Antonio Primo de Rivera, fondatore della Falange Spagnola, un movimento politico di ispirazione fascista e di 33.872 combattenti caduti.


La basilica è senza dubbio la parte più ricca del complesso ed infatti vi si accede tramite una porta bronzea scolpita e poi attraverso un gigantesco cancello. L’interno è riccamente arredato con alle pareti otto enormi arazzi tessuti a Bruxelles, raffiguranti scene dell’Apocalisse e con bronzi, marmi, statue e mosaici moderni. Sulla cupola se ne trova uno estremamente grandioso, rappresentante Cristo tra angeli eroi e martiri spagnoli che si muovono verso la gloria divina


Sopra la basilica si eleva una croce in cemento armato di 150 metri di altezza, visibile a 40 chilometri di distanza.
Forse per un non spagnolo questo luogo vuol dire poco, ma va tuttavia visitato perché alla fine è un monumento alla follia umana ed alla smania di potere camuffato da becera ideologia, una condizione di non pertinenza esclusiva della Spagna, ma che riguarda tutta l’umanità. Il luogo ricorda una pagina triste della storia del mondo, per cui esso va visitato con raccoglimento e con il rispetto che si deve ai caduti, senza distinzione di fede ed appartenenza politica.

Foto apertura David Mapletoft
Altre foto Roberto Serassio

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