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A Tricarico, per il raduno internazionale delle maschere antropologiche

da Serena Fiorentino
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02/03.06.2023 Tricarico (MT)
Raduno internazionale delle maschere antropologiche

Facciamo colazione al bar, in piazza Garibaldi. Il cuore di questo paese lucano pulsa e ognuno è intento a far qualcosa, correndo di qua e di là in preparazione della festa. Chi allestisce banchetti, chi appende strisce di stoffa colorata sui lampioni, chi monta il palco… Il dodicesimo raduno internazionale delle maschere antropologiche sta per iniziare. I primi ad arrivare sono gli Skoromati di Podgrad in Slovenia. Il pullman giallo parcheggia proprio al centro della piazza, pian piano ne vengono fuori una cinquantina di persone. Alcuni di loro corrono al bar e ne escono con un numero infinito di calici di vino bianco secco allungato con acqua frizzante, altri scaricano i bagagli e le maschere, altri ancora si armano di tamburi e fisarmoniche e improvvisano un concerto di musica popolare. Se le parole d’ordine di questa vacanza erano meraviglia, divertimento e scoperta delle diversità, direi che siamo stati accontentati ancor prima del taglio del nastro di questa festa che si preannuncia scoppiettante e allegrissima.

Ogni anno giungono a Tricarico gruppi mascherati da ogni dove per un momento di scambio culturale unico nel suo genere e noi, quest’anno, ci siamo dentro, in attesa di vedere i Mamutzones di Samugheo in compagnia dei Survakari bulgari o le Zite di Letino accanto alle maschere tradizionali veneziane. Il gruppo storico dei “Normanni di Luceria” fa su e giù lungo il viale, il suono dei tamburi riempie l’aria accompagnato dall’odore intenso del liquido infiammabile usato dai giocolieri e dagli sputa fuoco.

Sul basolato, restano ancora tante pozzanghere a ricordare l’acquazzone appena terminato. Ma neanche l’acqua venuta giù dal cielo riesce a fermare la voglia di fare festa, e allora i suoni e i rumori si mescolano e si sovrappongono e fanno da cornice ad un paese coloratissimo e vivo.

Il caciocavallo pende e lacrima dal suo cappio sulla brace ardente, il profumo delle salsicce invade l’aria, le luci dei banchi di artigianato locale illuminano una piazza sempre più gremita. Sul palco un gruppo lucano suona qualche pezzo folk e la folla si scatena, chi ballando in coppia e chi improvvisando un trenino che a breve diventa lunghissimo e porta centinaia di ragazzi a percorrere su e giù tutto il perimetro della piazza.

Il sabato di festa prende il via scoppiettante già alle undici del mattino, nel parco alberato dove diversi gruppi cominciano a radunarsi attorno alla fontana, a scambiarsi racconti e a sorseggiare vino rosso e spritz. Giuseppe prende in mano il microfono, ci recita qualche verso del grande Rocco Scotellaro. Il meridionalista militante de Kalura, invece, ci racconta tutti gli arcaici simbolismi nascosti e meno nascosti nello splendido disegno che campeggia sui manifesti di questa dodicesima edizione del raduno. Poi parte la musica: pizziche salentine, musiche popolari balcaniche, tarantelle, canti sloveni e bulgari… e le mani si stringono e le culture si abbracciano e ballano in cerchio. E non importa se i passi sono spesso insicuri e improvvisati: tutti insieme siamo un mondo bellissimo.

La telefonata giunge a metà festa: è Federico della Pro Loco e ci dice che la signora Maria ci sta aspettando in via Scotellaro per farci visitare quella che era la casa di Rocco. Un tuffo al cuore! Tutti i suoi effetti personali, i libri e le riviste sono nei pochi metri quadri di un luogo gonfio di emozioni legate alle sue poesie. Mi affaccio dal piccolo balconcino e respiro a pieni polmoni la lucania contadina laboriosa e orgogliosa. “Così il mio piccolo paese fa parte dell’Italia. Io e il mio piccolo paese meridionale siamo l’uva puttanella, piccola e matura nel grappolo per dare il poco di succo che abbiamo.” (Rocco Scotellaro – L’uva puttanella)

Ritroveremo la dolcissima signora Maria più tardi, nel bel mezzo della vestizione dei gruppi mascherati che si tiene nel primo pomeriggio alla Torre Normanna;

ci cercherà per omaggiarci di un souvenir preziosissimo: un piccolo copricapo fatto a mano da lei stessa, rappresentativo delle maschere di Tricarico, un ricordo che porteremo sempre con noi nella nostra casa viaggiante e nei nostri cuori.

La vestizione è di una gioia infinita: chi sistema le acconciature, chi prepara i campanacci, chi si trucca e chi rammenda last second qualche imprevisto strappo al vestito. Un chiasso allegro e colorato pervade l’aria, mentre la folla già si accalca lungo i marciapiedi del viale per veder sfilare i sedici gruppi mascherati presenti in questa edizione del raduno. Alla partenza si parla sardo e friulano, sloveno e barese, piemontese e bulgaro… E ci si capisce tutti senza bisogno di interpreti, solo con la forza di infiniti enormi sorrisi.

Andrea Sposari, che ieri ha inaugurato il suo splendido murale in piazza dell’emigrante, oggi è di nuovo con i colori in mano a rappresentare questo carnevale su un grande portone in via Regina Margherita. Dalla Sicilia a Tricarico, Andrea è qui ad aggiungere ulteriore colore a questo accogliente paese Lucano. Finita la sfilata, non c’è neanche il tempo di fermarsi un attimo a riposare che in Piazza Garibaldi si comincia già a saltare sulle note del concerto de I Matti delle Giuncaie. Quando, verso mezzanotte, Federico ci invita nella sede della Pro Loco per farci dono di un manifesto del raduno, sfacciatamente ci accomodiamo esausti e approfittiamo oltremisura della calorosa accoglienza, avventandoci su una generosissima porzione di pezzetti di vitello in umido. In Basilicata, se salti la cena, è la cena stessa a venire da te! Chiudiamo così la serata a pancia piena e cuore colmo.

Aspetteremo domani per gli ultimi saluti alla signora Maria, a Federico, a Giuseppe, ai ragazzi del bar Gran caffè, a Pasquale e alle sue due splendide figlie, alla guida Vincenzo e a tutti gli altri amici che abbiamo conosciuto o ritrovato in questo breve ma intenso viaggio. Aspetteremo domani, quando il pullman giallo del gruppo sloveno lascerà Piazza Garibaldi e chiuderà la festa, per ricordare a tutte queste splendide persone, se mai ce ne fosse bisogno, che porteremo sempre nel cuore la loro gioia di vivere e la loro forza capace di fare della Lucania un piccolo paradiso

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