La Madonna della Bruna è la protettrice della città di Matera e la sua festa si celebra il 2 luglio di ogni anno da più di seicento anni, quando papa Urbano VI, già arcivescovo di Matera, istituì nel 1389 la festa della Visitazione; da quella data in poi i festeggiamenti in onore della Madonna, già esistenti nella città di Matera da qualche secolo, furono effettuati in coincidenza con il giorno della festa della Visitazione.
Oggi la Visitazione viene celebrata il 31 maggio, nel rito romano rinnovato sotto Paolo VI , mentre il 2 luglio si celebra la Visitazione nel calendario antico.
La festa, in uno straordinario insieme di sacro e profano, inizia alle cinque del mattino del 2 luglio con la santa messa all’aperto in piazza San Francesco D’Assisi per poi continuare con la processione dei pastori, con l’antico quadro della Vergine dipinto su rame portato in tutta la città e annunciato da file di botti esplosi in segno di festa.
Le origini di tale processione, che rimandano alle antiche origini del culto mariano nella città radicate nella cultura agro-pastorale, risalgono alla nascita della Confraternita dei pastori avvenuta nel 1698, per offrire la possibilità ai pastori di rendere omaggio alla patrona di Matera per le vie degli antichi Sassi all’alba prima di dirigersi verso le campagne per accudire le greggi.
In tarda mattinata la statua della Madonna viene portata in processione dalla cattedrale alla parrocchia di Piccianello, dove si narra tutto ebbe inizio, dall’Arcivescovo con tutto il clero al seguito. Sfilano inoltre per accompagnare la Vergine i “Cavalieri” della Bruna, scorta d’onore della protettrice, vestiti in costumi d’epoca con chiare influenze spagnole con colori sgargianti, elmi piumati, corazze e cavalli aventi bardature da parata.
I cavalieri che accompagnano la Sacra Immagine durante la sfilata mattutina fungono anche da scorta al carro durante la solenne processione serale di Maria SS. della Bruna sul carro trionfale. Vestiti con abiti misto romani-medioevali, tipici del Rinascimento, sono una reminiscenza della scorta voluta dal conte feudatario di Matera, scorta non di un’unica compagine ma di varie, come leggenda o storia vuole. Sono guidati da un generale ai cui ordini vi sono tutti i cavalieri riuniti in associazione. Gli ufficiali sono armati di sciabola
Il tradizionale Carro trionfale è una grande macchina barocca, realizzato in cartapesta. Il manufatto viene costruito nella fabbrica del carro al rione Piccianello, nome che non deve indurre in errore trattandosi di una vera opera d’arte, ma dalla vita effimera. Nella stessa viene conservato lo scheletro massiccio, con ossatura in legno, base per la costruzione del carro trionfale in onore di Maria Santissima della Bruna. Nella città l’arte della cartapesta è praticata da secoli, e tra i tanti maestri cartapestai contemporanei si possono citare: i Pentasuglia, gli Epifania, i Nicoletti, i Daddiego, i Sansone, autori dei carri di tante edizioni[. Il Carro trionfale ha ogni anno come tema centrale un passo del Vangelo scelto dall’Arcivescovo, tema in base al quale viene sviluppato tutto il carro, dalle pitture alla statuaria, con una rappresentazione centrale all’architettura del carro in grandi dimensioni e di grande effetto. Il carro viene trainato da quattro coppie di muli; il mulo oltre ad essere meno irrequieto e più governabile del cavallo è anche sempre stato il fido compagno di lavoro dei contadini materani, mansueto sopporta con più facilità l’enorme ressa di genti che li circondano nel procedere della festa ma soprattutto al momento dello straccio del carro.
Nel tardo pomeriggio la statua della Madonna della Bruna, dopo essere stata vegliata dai fedeli nella parrocchia di Piccianello, viene collocata sul trono del carro di cartapesta, e ripercorre in una solenne processione accompagnata dall’Arcivescovo, dal clero e dai cavalieri in costume le vie centrali della città, effettuando il percorso inverso rispetto alla processione della mattina. Il carro con la statua della Vergine, giunto in Cattedrale, compie tre giri rituali della piazza in segno di presa di possesso della città da parte della protettrice, e subito dopo la statua della Madonna viene fatta scendere dal carro per essere deposta in Cattedrale.
Terminata così la parte religiosa della festa, inizia quella pagana con l’ultima parte del tragitto verso la centrale piazza Vittorio Veneto, dove il carro verrà assaltato e distrutto dalla folla.
La distruzione, detta dai materani lo Strazzo o strappo o straccio o sfascio, del Carro trionfale in onore di Maria Santissima della Bruna, è un rito di cui si conoscono le vicissitudini dal 1700, anno in cui cominciò la ricostruzione annuale del manufatto. Deposta la statua della Madonna, comincia la tumultuosa discesa verso la piazza; il carro è scortato dai cavalieri della Bruna e da volontari, un tempo chiamati i vastasi, oggi Angeli del carro, che lo circondano per evitare che giovani impazienti lo distruggano prima dell’arrivo.
Solitamente, il carro subisce i primi assalti in corrispondenza della chiesa di Santa Lucia, proprio all’ingresso della piazza, mentre i difensori che fanno da cordone serrano le file e l’auriga incita i muli per compiere gli ultimi metri di tragitto e condurlo integro fino al centro della piazza[8].
Gli assalitori tentano con grande irruenza di portare a casa un pezzo del carro come trofeo e come segno beneaugurante (il manufatto in precedenza viene benedetto dall’Arcivescovo, perché su di esso la Vergine giungerà in città) prima che ne rimanga solo lo scheletro. Il rito secolare si conclude così tra il tripudio generale, e l’anno successivo un nuovo carro verrà progettato e costruito.
Questo è un rito collettivo di rinascita e di rigenerazione antichissimo, infatti per i materani al termine della festa del 2 luglio ricomincia un nuovo anno; si chiude un ciclo con lo “strazzo” del carro per iniziarne uno nuovo. I motivi della distruzione pertanto sono diversi; oltre al desiderio di impossessarsi di una reliquia benedetta che porti prosperità, e alla volontà di ricostruire ogni anno il manufatto per renderlo sempre nuovo e più bello sviluppando le competenze degli artigiani locali, vi è soprattutto il bisogno di rigenerarsi o in questo caso di autorigenerarsi, perché con la distruzione del carro il materano ricominciava il ciclo della sua vita, ciclo annuale legato alla vita dei campi. Con la mietitura che coincideva con la festa della Visitazione, tutto si concludeva ed al contempo tutto ricominciava da capo, motivo per cui la Festa della Bruna viene considerata il Capodanno dei materani.
Lo straccio del carro inizialmente avveniva sulla Civita, in piazza Duomo (largo Duomo), per poi con l’estendersi della città ottocentesca spostarsi in piazza della fontana (o largo del Popolo), oggi piazza Vittorio Veneto.
La festa della Bruna termina a notte fonda con l’esplosione dei fuochi pirotecnici che illuminano la Gravina ed i Sassi di Matera. “A mmogghjë a mmogghjë all’onnë cë vahnë” (sempre meglio l’anno venturo), è l’augurio finale dei materani per una festa sempre più bella.
Info: https://www.festadellabruna.it/
A cura di Roberto Serassio